G20, mancato appuntamento al 2050 per emissioni zero. Johnson: “Così non arriviamo a 1,5 gradi”

in foto Boris Johnson

ROMA – Il summit dei leader G20 a Roma si chiude con un mancato accordo sul 2050 come scadenza per arrivare alla neutralità carbonica. Non un buon inizio per il summit Onu che si è aperto formalmente domenica a Glasgow. E proprio il premier britannico Boris Johnson, il cui Paese detiene la presidenza della Cop26 insieme all’Italia, ha avvertito che bisogna fare passi avanti nel contrasto al cambiamento climatico, altrimenti, gli accordi presi a Parigi nel 2015 rischieranno di sembrare parole vuote e non si riuscirà a centrare l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura globale sotto 1,5 gradi.

Un traguardo la cui urgenza è stata riconosciuta da tutti i leader, risultato non scontato. Per questo sono arrivati da diversi Stati i complimenti alla presidenza italiana e all’impegno di Mario Draghi che ha messo al centro del summit la questione climatica. Passi positivi sono stati mossi anche sul fronte delle centrali elettriche a carbone, per le quali è stato sancito lo stop al finanziamento pubblico entro il 2021, e su quello degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, quelli che rischiano di essere più penalizzati dalla transizione verde.

Per far fronte alle enormi sfide che questa pone, i Paesi sviluppati hanno concordato l’obiettivo di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 e fino al 2025 per rispondere alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Dei traguardi che il premier spagnolo Sanchez ha definito rilevanti e che hanno incassato anche il plauso del presidente francese Emmanuel Macron. “Nonostante tensioni e divergenze” il summit è stato “in grado di creare convergenze in vista della Cop26 di Glasgow”, “possiamo avere dei risultati concreti”, ha detto il capo di Stato francese.

Decisamente più pessimista Johnson, secondo cui i Paesi che per tradizione inquinano di più non si sono impegnati abbastanza. Un appello ad aumentare gli sforzi in vista della Cop26. Se questa fallirà, ha avvertito il premier britannico, salterà tutto il banco. L’obiettivo di 1,5 gradi “è in bilico. Attualmente non lo raggiungeremo e dobbiamo essere onesti con noi stessi”, ha affermato Johnson, ribadendo che non ci sono scuse per procrastinare l’azione sul clima.

A deludere la vaghezza del termine per le zero emissioni con Russia, Cina e India favorevoli a una scadenza entro il 2060, posizione ribadita dal ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, e Usa e Paesi europei fermi sul 2050. “Lascio Roma con le mie speranze disattese, ma almeno non sepolte”, ha detto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. I leader si sono dati appuntamento a Glasgow, definita dal principe Carlo l’ultima chance per far fronte all’emergenza.

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