Gas: comitato esclude stato di allerta, in vista nuovi acquisti carbone. Draghi: “Price cap più urgente”

Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi
Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi

ROMA – Una deviazione sugli obiettivi di decarbonizzazione per assicurarsi lo stoccaggio del gas e accompagnare il periodo di progressiva indipendenza dal gas russo, sfruttando al massimo le centrali a carbone attualmente attive, per un periodo transitorio di un anno, al massimo due. E in quest’ottica programmare con il coordinamento di Terna, acquisti di carbone in via prudenziale. Ma non è escluso un razionamento del gas a partire dalle utenze industriali interrompibili.

E’ la strada che sembra tracciata – del resto il governo aveva già varato una norma ad hoc – nell’ambito della strategia per fronteggiare la riduzione dei flussi di Gazprom verso l’Europa, che la compagnia imputa a un problema di manutenzione – per effetto delle sanzioni – delle turbine del gasdotto Nord Stream. Il comitato per l’emergenza si è riunito nel pomeriggio per valutare l’andamento dei flussi – costanti nell’ultima settimana – e degli stoccaggi, in salita al 55,08%, leggermente sopra la media Ue del 54,74%, ma ha escluso la necessità di un passaggio al livello di allerta anche alla luce del livello della domanda e della possibilità di adottare comunque le necessarie misure preventive.

Domani, il ministro Stefano Cingolani dovrebbe incontrare gli operatori del settore e non è escluso un nuovo punto politico, dopo l’incontro di stamattina con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Il punto, insiste il titolare della Transizione ecologica, è che la crisi attuale del gas “non è fisica – perché non manca il gas – ma di mercato”. Perché, è l’interrogativo posto all’assemblea di Elettricità futura, “nel pieno di una guerra la cosa migliore che ha saputo fare il Ttf è portare su il prezzo del gas per la minaccia di Gazprom di chiudere parzialmente i rubinetti?”. Proprio per timore di una reazione spropositata dei mercati il governo ritiene più opportuno non alzare l’allerta sul gas passando dallo stato di preallarme a quello di allarme ma, grazie a una norma – diventata legge a fine aprile e contenuta in uno dei decreti Bollette – potrebbe delegare Cingolani a interventi straordinari in modo indipendente.

Anche perché – spiegano fonti qualificate del governo – al momento “la situazione è costantemente monitorata ma stabile”. Il ragionamento del ministro Cingolani diventa allora qualcosa di concreto di fronte a quello che viene registrato ‘ora-per-ora’: si pensa di tenere un approccio “equilibrato” per valutare quanto accade; naturalmente con la consapevolezza che qualora si dovesse giungere a nuovi interventi, bisognerà esser “veloci ma non precipitosi”.

Il punto su cui insiste l’esecutivo è sempre quello del tetto massimo, il cosiddetto price cap: “ci stiamo lavorando e probabilmente otterremo qualcosa”, apre Cingolani. Lo ha detto chiaramente anche il premier, Mario Draghi, parlando in aula al Senato: “La soluzione che proponiamo da diversi mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca. Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di introdurre un controllo, un tetto al prezzo. Questa misura è diventata ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca. Le forniture sono ridotte, il prezzo aumenta, l’incasso da parte di Mosca resta lo stesso, le difficoltà per l’Europa aumentano vertiginosamente. L’Europa deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute della crisi innescate dalla guerra”.(LaPresse)

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