Gedi, perdita di 18,3 milioni nei 9 mesi. Il Cda risponde all’ingegnere

I primi nove mesi del 2018 si erano chiusi con un utile netto consolidato di 7,8 milioni

Foto Mauro Ujetto/LaPresse

MILANO – Il gruppo Gedi chiude il terzo trimestre con un risultato operativo rettificato sostanzialmente in linea con quello dello stesso periodo del 2018. Mentre nei primi nove mesi dell’anno i ricavi consolidati si attestano a 441,5 milioni di euro, in flessione del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Una perdita di 18 milioni

Il risultato netto consolidato registra una perdita di 18,3 milioni (-17,3 milioni escludendo gli effetti dell’Ifrs 16). Recependo gli effetti della cessione di Persidera (-16,9 milioni) e oneri per ristrutturazioni con impatto sul risultato netto pari a 3,7 milioni. Al netto di tali effetti, segnala la società in una nota diffusa dopo l’approvazione da parte del consiglio di amministrazione presieduto da Marco De Benedetti dei risultati consolidati al 30 settembre, il risultato netto consolidato è positivo per 2,2 milioni. I primi nove mesi del 2018 si erano chiusi con un utile netto consolidato di 7,8 milioni.

Il comunicato del Cda

Nel comunicato, il cda risponde anche a quanto affermato nell’intervista rilasciata la scorsa settimana al Corriere della sera da Carlo De Benedetti, presidente di Gedi fino al giugno del 2017. Che al quotidiano milanese aveva parlato di “un’azienda senza vertice e senza comando”. Proponendo una soluzione in due tempi volta prima a “raddrizzare la gestione” della società e quindi a metterla nelle mani di una Fondazione a cui dovrebbero partecipare rappresentanti dei giornalisti, dirigenti del gruppo e personalità della cultura.

La linea del gruppo Gedi

“Il gruppo Gedi mantiene una solida leadership nella stampa quotidiana, nel digitale e nelle radio. E adotta misure idonee ad affrontare il futuro, l’investimento e lo sviluppo e creare valore sostenibile”, ribatte dal canto suo il consiglio di amministrazione. Riconoscendo comunque le difficoltà derivanti dal perdurare della sofferenza del settore della carta stampata, che nei primi otto mesi del 2019 è risultata il mezzo più penalizzato in termini di investimenti pubblicitari. Un ambito nel quale si è registrato un calo del 12,5% con i quotidiani in arretramento del 10,6%.

(AWE/LaPresse/di Marco Valsecchi)

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