FIRENZE – “La riforma del Csm, non è più rinviabile. L’organo di governo autonomo, quale presidio costituzionale per la tutela dell’autonomia e indipendenza della Magistratura, è chiamato ad assicurare le migliori soluzioni per il funzionamento dell’organizzazione giudiziaria, senza mai cedere ad una sterile difesa corporativa”. E’ il cuore del discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto alla cerimonia per il decennale della scuola superiore della magistratura, nella villa di Castel Pulci, sulle colline di Scandicci (Firenze).
Sono le ultime settimane in cui Mattarella esercita le funzioni di capo dello Stato, ma il presidente della Repubblica non intende perdere occasioni per indicare il percorso delle riforme, a partire dalla giustizia.
“Il dibattito sul sistema elettorale dei componenti del Consiglio superiore deve ormai concludersi con una riforma che sappia sradicare accordi e prassi elusive di norme che, poste a tutela della competizione elettorale, sono state talvolta utilizzate per aggirare le finalità della legge”, ha spiegato Mattarella. “E’ indispensabile, quindi, che la riforma venga al più presto realizzata, tenendo conto dell’appuntamento ineludibile del prossimo rinnovo del Consiglio superiore. Non si può accettare il rischio di doverne indire le elezioni con vecchie regole e con sistemi ritenuti da ogni parte come insostenibili”, ha aggiunto.
Secondo Mattarella, bisogna “rivitalizzare le radici deontologiche” della magistratura. “Le vicende registrate negli ultimi tempi nell’ambito della magistratura – ha affermato – non possono e non devono indebolire l’esercizio della ‘funzione giustizia’ – essenziale per la coesione di una comunità – attività svolta quotidianamente, con serietà, impegno e dedizione, negli uffici giudiziari. Se così non fosse, ne risulterebbero conseguenze assai gravi per l’ordine sociale e nocumento per l’assetto democratico del Paese. Ma occorre un ritrovato rigore”. Sulla necessità che la magistratura riconquisti agli occhi dei cittadini “piena credibilità e autorevolezza, scosse da episodi di insostenibile degrado morale”, ha posto l’accento il vicepresidente del Csm David Ermini, per il quale occorre “dimostrare, esercitando la giurisdizione in modo indipendente e imparziale, che la magistratura non è quella degli scandali ma è quella che rende giustizia al servizio della collettività”.
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha evidenziato che “la formazione permanente è una fondamentale alleata, per il pieno recupero della credibilità e della fiducia nella magistratura, cui tutti dobbiamo tendere e a cui tutti stiamo lavorando”, e “la qualità della preparazione giuridica e, in senso più ampio, la solidità del profilo culturale del giudice” sono “alleati dell’autonomia e della indipendenza di ogni giudice, tanto nei confronti dei poteri esterni alla magistratura, quanto all’interno della stessa”. Nel suo intervento, la ministra Cartabia, poi, nella giornata contro la violenza sulle donne, ha richiamato il tema dei femminicidi. “Troppe le donne uccise, troppe le richieste di aiuto non adeguatamente e tempestivamente raccolte. Una vergogna della nostra civiltà”, ha detto. “Ogni giorno – ha ricordato la ministra – leggiamo di donne vittima di violenza. Ogni giorno abbiamo conferma che i casi di femminicidio sono in costante crescita” La Commissione di inchiesta sul femminicidio “nella sua relazione indica la formazione specializzata dei giudici come una priorità”, ha aggiunto Cartabia, spiegando che con il presidente della Scuola superiore della magistratura, Giorgio Lattanzi, “abbiamo già avuto modo di dirci quanto sia importante dedicare un adeguato spazio di formazione a questi drammatici problemi: rispetto alla violenza di genere occorre una formazione che attinga non solo al sapere giuridico, ma necessariamente ad altri saperi e coltivi una sensibilità umana, oltre che linguistica”.
Di Francesco Bongiovanni