Governo: asse Letta-Conte, legislatura fino al 2023. Maggioranza però trema su Nato e armi

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Giuseppe Conte, Enrico Letta

SORRENTO – Il traguardo è fissato e sembra comune: il Governo “deve arrivare a scadenza”, andare avanti fino a maggio 2023. Mentre nelle chat di partito, tra i soldati semplici, si fanno sempre più frequenti interrogativi e timori su un possibile voto anticipato, magari a ottobre, da Sorrento, dove sono riuniti per il forum ‘Verso Sud’, organizzato da Mara Carfagna e da Ambrosetti, i leader provano a blindare Mario Draghi.

Enrico Letta è il primo ad arrivare tra i limoni di villa Zagara e a mettere le cose in chiaro: “Non ho nessun dubbio che questo Governo andrà avanti fino alla fine della legislatura”, dice, aggiungendo poi un non troppo nascosto avviso ai naviganti: “Questo è l’ultimo Governo della legislatura, se ci fossero crisi adesso non ci si metterebbe a discutere, si andrebbe al voto”, taglia corto il segretario Pd. E se Giuseppe Conte, presente solo in videocollegamento, si limita a uno striminzito “sottoscrivo”, Antonio Tajani punta il dito contro gli alleati: “Se tutti quanti facessero come FI che fa l’interesse dell’Italia e non quello di parte le riforme andrebbero avanti. È giusto che ci sia un dibattito ma non perdere tempo in battaglie strumentali come fa il M5S. È la sinistra che deve farsi un esame di coscienza”, attacca, promuovendo invece la “stabilità” dell’esecutivo per i prossimi 10 mesi.

Carlo Calenda si sbilancia ancora oltre: “Il Governo deve andare fino alla fine della legislatura? Certo, chi ci mettiamo poi, la Meloni che odia l’Europa o Conte che è filorusso? – dice tranchant – Se c’è una cosa che ha senso fare è andare da soli e fare un terzo polo della responsabilità e del pragmatismo e sperare di avere la forza per spaccare le coalizioni, che sono sempre uguali, e fare un Governo delle larghe intese con i partiti europeisti e possibilmente – azzarda – con Draghi dopo Draghi”.

Il segretario di Azione gioca a carte scoperte, puntando a scomporre centrodestra e centrosinistra, campi che attualmente non godono di buona salute. L’ex titolare del Mise prova a ridisegnare la geografia delle forze in campo: “La distanza tra me, Mara Carfagna ed Enrico Letta è molto inferiore a quella tra Letta e Conte o tra Carfagna e Salvini – aggiunge – c’è un’area con il Pd, parte della Lega, FI e Azione che è europeista e crede nella democrazia liberale da una parte e dall’altra ci sono sovranisti e populisti che non hanno cultura di Governo”.

A chi, poi, vedrebbe bene Mara Carfagna alla guida di questo polo moderato e descrive la due giorni di lavoro sul Sud come un trampolino di lancio per un futuro da leader, replica la diretta interessata: “Non uso le massime istituzioni dello Stato, dal presidente della Repubblica al presidente del Consiglio, per le mie ambizioni personali. Ho un rispetto sacro per le istituzioni e credo ci sia un limite tra politica e istituzioni che non ho mai superato e non intendo superare”.

La ministra per il Sud, però, in realtà, è tra coloro che – anche per non disperdere quanto fatto per il Mezzogiorno – chiede “continuità”. Crede che il Governo Draghi, e la sua agenda, debbano andare avanti oltre il 2023? “Credo che il Pnrr non possa essere ‘tradito'”, risponde a LaPresse. Il traguardo, sia pur fissato, però, è ancora lontano. Numerose, infatti, restano le distanze tra le forze di maggioranza sui principali dossier dell’attualità politica. I distinguo più grossi sono quelli che riguardano la guerra in Ucraina.

Giovedì Draghi sarà in Parlamento per un’informativa e resta il pressing di M5S e Lega contro un nuovo invio di armi a Kiev. Non solo. A saldare l’asse giallo-verde (e conseguentemente a far scricchiolare quello giallorosso) c’è il tema dell’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia. Matteo Salvini, assente a Sorrento per un evento del Carroccio a Roma, retoricamente si chiede: “La domanda è: portare i confini della Nato ai confini con la Russia avvicina la pace o no? Lascio a voi giudicare…”.

“Io sono concentrato sull’oggi. E l’oggi non è l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato, ma convincere o costringere Ucraina e Russia a tornare a parlarsi – aggiunge -. Poi dell’allargamento dell’Ue, con l’ingresso dell’Ucraina, e delle adesioni alla Nato di Finlandia e Svezia avremo modo di parlare nei prossimi mesi”, aggiunge. Pure il leader della Lega, però, dice di non essere interessato “alla polemica, divisione. Ce le possiamo permettere in tempi di pace, dopo due anni di pandemia, con una guerra in corso, chi divide fa il male del paese”. E se anche Letta pur ritenendo “fisiologiche le tensioni e il dibattito” chiama tutti “all’unità”, la prova del nove sarà in Parlamento. Su armi e aiuti, certo, ma anche su concorrenza e fisco.(LaPresse)

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