Governo, Meloni: più flessibilità per andare in pensione

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 25-10-2022 Roma (Italia) Politica Camera dei Deputati - Dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e voto di fiducia al governo Nella foto Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani 25-10-2022 Rome (Italy) Politics Chamber of Deputies - Programmatic statements by Prime Minister Giorgia Meloni and vote of confidence in the government In the pic Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani

ROMA – Più flessibilità alle pensioni, è uno dei punti su cui inizierà la politica del nuovo esecutivo. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni nel discorso per la fiducia pronunciato alla Camera ha sottolineato che tutele adeguate vadano “riconosciute anche a chi dopo una vita di lavoro va in pensione o vorrebbe andarci. Intendiamo facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale -ha aggiunto – partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno”. Da verificare che tra le misure in scadenza entro il 31 dicembre verrà inclusa Quota 102 che prevede “l’uscita dal lavoro a 64 anni d’età con 38 di contributi” 

Ape Sociale e Opzione donna

Previsto per il 2023 l’uso di Ape Sociale e Opzione donna anche queste in scadenza a fine anno. Secondo l’Inps, l’Istituto nazionale della previdenza sociale, “il primo provvedimento spetta a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all’estero. È corrisposta, a domanda, fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia”. Per quanto concerne invece Opzione Donna si tratta del “trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo ed erogato, a domanda, in favore delle lavoratrici dipendenti e autonome che hanno maturato i requisiti previsti dalla legge entro il 31 dicembre 2021: 58 anni di età se dipendenti, 59 se autonome e 35 di contribuzione”.

Quota 41

La Lega di Matteo Salvini opterebbe invece a Quota 41: “formula che unisce 41 anni di versamenti e 61 o 62 anni di età ma che, secondo l’Inps “costerebbe oltre 4 miliardi il primo anno e arriverebbe fino a 10”. Claudio Durigon, che si occupa di lavoro all’interno del partito di via Bellerio, ha presentato una proposta di legge in Senato con “la possibilità di andare in pensione con almeno 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica: obiettivo cui tendere nel corso dei cinque anni di legislatura” e dunque non da darsi subito.

Quota 012

Per il segretario della Cisl, Luigi Sbarra “andare solo verso una proroga delle forme attuali di flessibilità, compresa Quota 102 sarebbe solo una toppa. Al contrario, la partita vera si gioca su una riforma strutturale incentrata su flessibilità, sostenibilità sociale, inclusione di giovani e donne. Bisogna far partire subito il tavolo”. Per Maurizio Landini, segretario Cgil, questo “è il momento di sostenere il reddito dei lavoratori e delle pensioni. Non ho sentito parlare di lotta alla precarietà, il vero male, e di aumento dell’occupazione a partire dai settori pubblici. Non penso che la priorità siano le autonomie, il Paese è già abbastanza diviso, ha bisogno di essere unito. Mi auguro ci sia voglia di confrontarsi con noi. Significa fare degli accordi, cercare delle mediazioni. Insieme a Cisl e Uil ribadiremo che sia le pensioni, sia la riforma fiscale, sia la tassazione degli extraprofitti, l’aumento del reddito da lavoro dipendente e da pensioni e la lotta alla precarietà per noi sono vere esigenze. Mi auguro – ha concluso – ci sia la voglia di confrontarsi con noi. Oggi questo elemento non l’ho sentito”

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