Governo, vertice a tre a palazzo Chigi: sul tavolo procedura Ue e nomine

Foto Fabrizio Corradetti / LaPresse Nella foto: Palazzo Chigi

ROMA – Tutti e tre non si vedevano da settimane. Ma ora, superate le tensioni pre e post voto, e messo in chiaro che la volontà di staccare la spina al governo non c’è, almeno per adesso, è il momento di tornare a parlarsi. Il fatidico vertice tra il premier e i suoi due vice per rilanciare l’azione del governo viene convocato per ora di cena: di argomenti sul tavolo ce ne sono fin troppi. In primis, la trattativa sull’Europa per evitare la procedura di infrazione.

Conte, che ha visto il candidato del Ppe alla presidenza della commissione, Weber, ribadendogli di volere per l’Italia un ruolo di protagonista, ha già chiarito in un colloquio con Corsera che bisogna fare “attenzione” a sfidare Bruxelles, perché se l’infrazione “viene aperta davvero, farà male all’Italia”.

Non è tanto e solo questione di multa, ragiona il premier, quanto gli anni di verifiche e controlli che ne deriveranno, con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico, senza considerare che potrebbero essere messi a rischio i risparmi degli italiani. Il premier è chiaro, non devono esserci interferenze né boutade – come quella sui minibot – nelle trattative con l’Europa. “Devo poter condurre insieme al ministro dell’ Economia, Giovanni Tria, il negoziato senza distonie e cacofonie”, anche perché, ricorda, in Europa le forze oggi al governo del Paese non sono in maggioranza in Europa.

Parole che non piacciono alle forze di maggioranza

Se dal M5s, come diceva domenica Di Battista, ricordano che “viviamo in una Repubblica parlamentare” , Salvini ribadisce che “Io sto al governo se posso aiutare gli italiani. Se qualcuno pensa di stare al governo per tirarla in lungo o per crescere dello zero virgola. Non è quello di cui gli italiani hanno bisogno”. E in Europa “non abbiamo voglia di scontrarci con nessuno” ma “la nostra forza in Europa è che diamo tanto e riceviamo poco. Non abbiamo bisogno di chiedere soldi agli altri, chiediamo di poter aiutare la nostra gente”.

Nessun arroccamento sui minibot, “a me interessa il risultato, lo strumento non conta”, assicura il Capitano, “Siamo pronti a raccogliere suggerimenti. Vogliamo rimettere nelle tasche di imprese e famiglie dieci miliardi che diventano economia reale? Sì. Noi abbiamo proposto un’idea che c’è nel contratto ed è stata approvata all’unanimità in commissione Bilancio in Parlamento. Se ci sono altre idee sono felice. Lo dico ai signor no che ci sono dentro e fuori: a me interessa arrivare all’obiettivo”.

Una posizione ragionata

Del resto l’idea dei minibot, soprattutto dopo la stroncatura di Mario Draghi, è stata considerata tanto suggestiva quanto difficile. E per la Lega del resto il cavallo di battaglia principale rimane quello della riforma fiscale e soprattutto della flat tax, il vero ‘colpo’ in grado di mettere al sicuro e perché no accrescere il tesoretto di consensi delle Europee.

Un capitolo su cui non c’è ostracismo dall’alleato pentastellato ma a una condizione, che sul tavolo torni il salario minimo. “Stasera mi aspetto un sì sul salario minimo”, spiega Di Maio, “mi aspetto un sì sulla riforma fiscale e al taglio dei privilegi parlamentari”. L’occasione è quella giusta per confrontarsi anche sul commissario che l’Italia cercherà di conquistare in Ue.

Superare le diffidenze per aggiudicarsi un portafoglio economico sarà difficile, ed è per questo che bisognerà essere quanto più cauti e uniti possibile: sulle nomine serve una soluzione equilibrata, ha detto stamattina Conte a Weber, sulla base della combinazione di vari criteri, a partire da quello geografico. E il premier, come è già stato per la manovra, ha tutta l’intenzione di condurre in prima persona le trattative. (LaPresse)

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