Green Pass: smascherati i responsabili della truffa su Telegram

È stato effettuato un monitoraggio 'real time' della rete, grazie all'applicazione di tecniche di indagine all'avanguardia da parte delle Fiamme gialle

An illustration picture taken through a magnifying glass on April 17, 2018 in Moscow shows the icon of the popular messaging app Telegram on a smart phone screen. Russia's communications watchdog on April 17, began blocking access to the popular messaging app Telegram after a court banned the service for refusing to give the security services access to private conversations. / AFP PHOTO / Yuri KADOBNOV

MILANO – Sono stati smascherati i responsabili di una truffa legata alla vendita di Green Pass falsi su Telegram. La complessa e innovativa indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e dai pm Bianca Maria Baj Macario e Maura Ripamonti, e condotta dai finanzieri del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche, guidati da Gianluca Berruti. Per identificare gli ideatori e gli esecutori sono stati utilizzati anche Bot e Avatar di ultimissima generazione, messi in campo anche grazie al team di investigazioni informatiche di Group-IB, partner tecnologico di Interpol ed Europol. È stato effettuato un monitoraggio ‘real time’ della rete e grazie all’applicazione di tecniche di indagine all’avanguardia da parte delle Fiamme gialle è stato possibile individuare e perquisire diversi cittadini italiani in Veneto, in Liguria, in Puglia e in Sicilia. Erano gli amministratori degli account Telegram, che promettevano a numerosissimi ‘clienti’ di fornire Green Pass autentici, muniti di codici QR perfettamente idonei a superare i controlli imposti dalle norme vigenti.

I truffatori, che assicuravano l’autenticità del green pass grazie a una presunta complicità di personale sanitario e che garantivano agli utenti la formula ‘soddisfatti o rimborsati’, richiedevano il pagamento del titolo rigorosamente in criptovalute. Una volta identificati, gli autori della truffa hanno subito ammesso le proprie responsabilità, riporta la guardia di finanza. Le indagini hanno permesso di ricostruirne completamente la rete della clientela e sottoporre a sequestro i profitti illeciti in criptomoneta. Bitcoin ed Ethereum erano quelle preferite.

Nei dispositivi degli indagati, sequestrati e analizzati, c’erano fotografie di documenti di identità e tessere sanitarie, referti di negatività ai tamponi naso-faringei, false ‘recensioni’ di clienti per i Green Pass contraffatti. Sono anche state trovate chat da cui emerge in maniera eloquente il modus operandi adottato dall’organizzazione criminale. Numerosissimi gli utenti della rete che, per eludere le norme anti Covid, attratti dall’idea di poter acquistare un green pass senza averne titolo per un costo di 100 euro, oltre ad aver perso la somma pattuita, hanno anche condiviso i propri documenti di identità. L’operazione dimostra come il monitoraggio, attuato costantemente dalla guardia di finanza, dei settori economici resi maggiormente attrattivi dall’emergenza sanitaria e di quelli più vulnerabili a causa della recessione in atto, è fondamentale per arginare le mire espansionistiche della criminalità organizzata.

(LaPresse)

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