Grillini e Renzi? Stesso partito: antidemocratici e poltronisti

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Matteo Renzi

L’alleanza con Renzi è sempre stata un’eventualità per i grillini. O almeno per chi comanda tra loro. Le sparate di Fico e Di Battista non avevano altro scopo se non quello di convincere la base che una parte del Movimento condivide quel sistema di valori e che la cosa è accettabile e accettata dall’ortodossia pentastellata.

Molti attivisti sono stati cacciati a calci per molto meno. Negli altri casi, con la scusa della “convivenza pacifica tra opinioni diverse” (quando le opinioni diverse sono vidimate dall’Innominato che li controlla), hanno creato al loro interno il sistema perfetto per dire e fare di tutto e poi rimangiarsi parole e opere a seconda delle convenienze.

Il tutto elevato a sistema grazie a un meccanismo in apparenza democratico come la piattaforma Rousseau, da interpellare anche qui quando conviene (tipo per difendere l’immunità parlamentare di Salvini). Ora, guarda caso, cercano di rinviare il voto perché c’è una priorità. Quale? La legge elettorale? No. Il conflitto di interessi di Berlusconi? Acqua.

L’impellenza è la riduzione del numero di parlamentari. La stessa cosa che voleva Renzi. La stessa cosa che sogna qualunque dittatore. Ridurre il numero di rappresentanti del popolo, indebolire il Parlamento per accentrare il controllo nelle mani del capo. Che in questo caso non è certo un ex venditore di bevande fresche allo stadio.

Singolare che i grillini vogliano questo. Prima di tutto perché affermano di essere fedeli alla democrazia, ma loro le elezioni del 2018 le hanno perse e hanno tradito i loro elettori alleandosi con un partito, per cui dovrebbero astenersi dal toccare cose importanti tipo la Costituzione. Sono loro che dicono di aver eliminato i privilegi, di aver cancellato i vitalizi, di restituire i loro compensi.

A sentirli pare quasi che oggi i parlamentari non ci costino niente. Eppure vogliono sfoltirli. A questo punto, visto che sono diventati così economici, verrebbe piuttosto la tentazione di raddoppiarli. In questo scenario di follia collettiva mette i brividi leggere certe affermazioni stranamente convergenti di Matteo Salvini, Beppe Grillo e Renzi.

Perché non estendere il diritto di voto ai 16enni (Renzi e Salvini)? Perché non riconoscerlo anche ai 14enni (Grillo)? Ottima idea! Da una parte aumentiamo i votanti, includendovi anche quelli più sensibili ai selfie e agli slogan giovanilisti dei nuovi politici e dei loro influencer, e dall’altra riduciamo il numero dei rappresentanti. Altro che scatoletta di tonno. Questi vogliono trasformare il Parlamento in un palazzo reale.

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