NAPOLI – La calotta glaciale della Groenlandia si avvicina al punto di non ritorno. Crisi climatica, emissioni di CO2 nell’atmosfera e alte temperature degli oceani minacciano i ghiacciai e le riserve idriche del l’intero pianeta. Un nuovo studio condotto in Germania da un team di ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research, guidato dal climatologo Dennis Höning, lancia l’allarme sul corpo glaciale più grande al mondo dopo la calotta antartica.
GROENLANDIA
La Groenlandia è un’isola collocata nell’estremo nord dell’oceano Atlantico tra il Canada a sud-ovest, l’Islanda a sud-est, l’Artide e il mar Glaciale Artico a nord. E’ l’isola più vasta del pianeta dopo l’Australia. In una recente spedizione condotta da esperti glaciologi sono state ricostruite le temperature della Groenlandia centro-settentrionale dal 1100 d.C. al 2011 con una serie di carotaggi: è emerso che la temperatura media nel periodo 2001-2011 è stata la più calda registrata nel millennio, e di 1,7 °C più calda rispetto alla media del periodo 1961-1990 e di 1,5 °C più calda rispetto al Ventesimo secolo nel suo complesso. Se il surriscaldamento globale è avvertito in ogni angolo del globo, in Groenlandia lo è ancora di più.
LO STUDIO
Secondo gli studiosi è probabile che la calotta glaciale della Groenlandia si trovi a metà strada verso il punto critico dello scioglimento. “Una volta che avremo emesso più di circa mille gigatonnellate di carbonio in totale, non saremo in grado di impedire alla parte meridionale della calotta glaciale della Groenlandia di sciogliersi completamente a lungo termine, anche se le generazioni future smettessero completamente di emettere carbonio. Questo scioglimento causerebbe un innalzamento del livello del mare di circa 1,8 metri, il che implica che intere regioni diventerebbero allagate e potenzialmente inabitabili” afferma Höning. “Poiché sono già state emesse circa 500 gigatonnellate di carbonio, l’opportunità di evitare di superare questa soglia critica sta gradualmente diminuendo”, conclude lo scienziato.
PUNTI CRITICI
Secondo gli scienziati, il secondo possibile punto critico arriverà una volta che l’umanità emetterà cumulativamente circa 2.500 gigatonnellate di carbonio in totale. A quel punto l’intera calotta glaciale della Groenlandia finirebbe per sciogliersi e l’innalzamento del livello del mare aumenterebbe di circa 7 metri. Questo scioglimento richiederebbe centinaia o migliaia di anni e sarebbe difficile per il ghiaccio ricrescere. Man mano che la calotta glaciale si scioglie, riducendo la sua elevazione, è naturalmente esposta a temperature più calde, indipendentemente dal fatto che rallentiamo o eventualmente fermiamo le emissioni. Una calotta glaciale continuamente esposta ad altitudini inferiori non può più crescere o rigenerarsi. Per scoprire dove si trovano i punti critici della calotta glaciale della Groenlandia e per quali emissioni cumulative verranno attraversati, i ricercatori hanno elaborato un modello complesso dell’intero sistema terrestre. In primo luogo hanno studiato le condizioni di equilibrio della calotta glaciale per determinare le condizioni climatiche critiche alle quali il sistema si avvicinerebbe a un nuovo stato. Quindi, hanno combinato questi risultati con dei modelli per 20mila anni e scenari di emissioni antropogeniche da zero a 4mila gigatonnellate di carbonio per vedere in quale punto si sarebbe verificato il ribaltamento cumulativo delle emissioni.
IL ‘NON RITORNO’ INEVITABILE
La conclusione degli esperti è che non possiamo continuare ad emettere emissioni di carbonio allo stesso ritmo senza rischiare di superare almeno il primo punto di non ritorno. La maggior parte dello scioglimento della calotta glaciale non avverrà nei prossimi decenni, ma non passerà molto tempo prima che non si arrivi alla situazione in cui non saremo più in grado di contrastarlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA