Sull’ambiente i veleni della guerra

Foto AP / Max Pshybyshevsky

NAPOLI – Emissioni di gas serra per trasportare uomini e mezzi a combattere al fronte, interi ecosistemi che vengono devastati da esplosivi e proiettili, sostanze chimiche che vengono diffuse nell’ambiente i cui effetti dannosi si vedranno soltanto con il passare di decenni: anche l’ambiente naturale soffre a causa della guerra, che oltre al portare con se un tragico carico di morti e feriti, danneggia e distrugge irrimediabilmente l’habitat di centinaia di specie naturali.
Il perdurare dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, così come le tensioni che si stanno sviluppando al confine tra Serbia e Kosovo in questi giorni, portano ancora una volta sotto i riflettori i danni irrimediabili che la guerra causa alla nature. Gas e metalli, plastiche e carburanti gettano ombre scure sul destino dell’umanità, che soffre due volte a causa dei conflitti bellici.

Aria, suolo ed acqua: i danni dei conflitti prolungati

Il principale impatto ambientale delle guerre è quello costituito dall’inquinamento dell’aria, della terra e delle falde acquifere. Le polveri sottili aumentano, contaminando l’atmosfera. Le stesse macerie che si ritrovano abbandonate nel sottosuolo contengono numerose sostanze tossiche o acide. Problema che riguarda anche le falde acquifere. I metalli che si accumulano nel suolo passano nell’acqua, rendendola non potabile. Metalli e minerali rari che vengono utilizzati nelle armi non vengono correttamente smaltiti, rimanendo nel terreno. Una forma di inquinamento che crea numerosi danni alla salute umana e a quella di animali e piante.

Ucraina, un mese di conflitto per un anno di emissioni

Ci vogliono interi silos di carburante, ogni giorno, per movimentare un intero esercito. Un carro armato leggero consuma 300 litri di carburante per percorrere 100 chilometri, in questo modo immettendo nell’atmosfera oltre 600 chili di anidride carbonica. Un caccia F-35 consuma 400 litri di carburante ogni 100 chilometri e immette, durante ogni volo, 28.000 chili di gas serra. Ogni mese di conflitto in Ucraina si prevede che porti ad emissioni pari a quelle di un anno per una grossa città, come Bologna o Firenze.

L’ombra di Chernobyl sull’inquinamento nucleare

Asma e malattie polmonari, tumori e cancro, malformazione e malattie genetiche sono nella memoria di chi ha vissuto negli anni del disastro di Chernobyl. Una tragedia difficile da cancellare dal ricordo e forse impossibile da rimuovere dal territorio. La città, dove avvenne il tragico incidente nucleare, ancora oggi resta disabitata e permeata di radiazioni. Un effetto drammatico sul territorio quello dell’inquinamento nucleare e radioattivo. I residui restano infatti sul territorio per decenni, un pericolo per l’ecosistema e la salute degli esseri umani.

Dalla ‘polvere nera’ all’ecocidio: come la guerra devasta la natura

Le guerre hanno portato da sempre a grossi sconvolgimenti naturali. Fin dall’inizio dello scorso secolo, con lo sviluppo delle armi contemporanee, la natura è passata da testimone della follia umana a diretta vittima della stessa. Il termine ‘ecocidio’, usato per descrivere “deliberate e permanenti distruzioni di ambienti abitati dalle persone” fu creato in seguito allo spargimento di potenti diserbanti durante le campagna del Vietnam da parte dell’aviazione statunitense tre il 1961 e il 1971. Un episodio simile durante la Guerra del Golfo, in cui le truppe irachene incendiarono molti impianti petroliferi durante la ritirata dal Kuwait. I roghi durarono per mesi, riempiendo l’aria di gas tossici.

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