NAPOLI – Ritorsione di camorra, i parenti del pentito cacciati di casa e abitazioni saccheggiate. E’ quanto avvenuto nei ‘Sette Palazzi’ a Scampia, dove i congiunti di Salvatore Roselli, alias ‘frizione’, sono stati costretti ad abbandonare il quartiere e a lasciare gli alloggi nonostante non avessero aderito al programma di protezione che si adotta per le famiglie dei collaboratori di giustizia. Una spedizione punitiva avvenuta due settimane fa e che ha destato scalpore per le modalità con le quali si è consumata.
Tre appartamenti
Sarebbero almeno tre gli appartamenti che i parenti di Roselli hanno dovuto lasciare al clan, senza avere nemmeno il tempo di fare una borsa e prendere effetti personali. Donne, uomini e finanche i bambini obbligati di punto in bianco a lasciare le proprie cose e ad andare via in pochissimi secondi. E non è tutto: le stesse abitazioni sono anche state saccheggiate e svuotate di televisori, scarpe, giocattoli, generi alimentari e addirittura i sanitari. Un raid – che avrebbe avuto anche un seguito – sul quale sta indagando la Procura Antimafia partenopea. Cacciati di casa, dunque, sebbene avessero deciso di non seguire il percorso di protezione che si deve ai parenti dei pentiti, un evidente segnale della ‘tolleranza zero’ che la camorra utilizza nei confronti di chi decide di passare dalla parte dello Stato.
Il sequestro Pettirosso
Salvatore Roselli è imputato nel processo di Appello sul sequestro Pettirosso a Scampia. Ieri la Corte ha rigettato la richiesta di acquisizione del verbale di collaborazione: il 57enne, pertanto, verrà sentito nella prossima udienza. L’uomo è ritenuto un esponente degli Amato-Pagano, lato Melito-Mugnano: ha alle spalle anche una condanna in primo grado nell’ambito proprio dell’inchiesta sul clan operativo nell’area nord di Napoli. Secondo l’accusa avrebbe ricoperto il ruolo di referente dei narcos per il ‘settore’ degli stupefacenti.
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