I NOMI. Scommesse clandestine e gioco d’azzardo: misure per 9 legati ai Russo-Schiavone

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Raffaele 'Lello' Letizia

CASERTA – Da un lato l’installazione nell’Agro aversano di slot machine non connesse all’Agenzia delle Dogane e Monopoli, dall’altro l’organizzazione di scommesse clandestine su piattaforme telematiche pirata: su queste due direttrici si sarebbe mosso il gruppo criminale tracciato dalla guardia di finanza di Napoli. Una compagine che, sostiene la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha agito per conto del clan dei Casalesi e sarebbe stata guidata da uno storico esponente della cosca Schiavone-Russo. Chi è? Raffaele Lello Letizia, 56enne di
Casal di Principe.

La Dda ha chiesto e ottenuto per lui la custodia cautelare in carcere. Con Letizia sono stati arrestati e portati in carcere dalla finanza anche Bruno Salzillo, 50 anni; Marco Alfiero, 40 anni; Vittorio Alfiero, 43 anni, entrambi originari di Roma; Pasquale Di Bona, 55enne di San Cipriano d’Aversa, cognato di Letizia; e Antonio Vaccaro, 61enne di Napoli. Ai domiciliari, invece, Marco Losapio, 36enne di Casale, e Vincenzo Vaccaro, 56enne partenopeo. Gli otto sono tutti accusati di associazione mafiosa: avrebbero fatto parte del gruppo guidato da Letizia.

Divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta, in- vece, per Pierpaolo Improta, 59enne di Napoli: secondo gli inquirenti ha utilizzato apparecchi di gioco d’azzardo vie- tati (in concorso con Letizia, Di Bona, Losapio e i Vaccaro). A Di Bona e Losapio è contestato anche il reato di trasferimento fraudolento di beni con l’aggravante mafiosa. Gli indagati sono tutti da ritenere innocenti fino a un’eventuale sen- tenza di condanna irrevocabile.

Letizia, elemento di spicco del clan dei Casalesi – come sostenuto anche da diversi collaboratori di giustizia – ha curato per anni, per conto del clan, la riscossione di varie entrate di denaro (comprese le somme oggetto di estorsione), il versamento dei soldi nella cassa comune, la distribuzione degli stipendi agli affiliati e il mantenimento dei rapporti con imprenditori e politici, vittime del clan o collusi. È già stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Dopo aver scontato un lungo periodo di detenzione, Letizia aveva messo radici ad Anzio.

Il mafioso, ritiene l’accusa, si era anche fatto fare un contratto di lavoro fittizio, da una commercialista della costa laziale, per simulare il suo ‘cambiamento di vita’. E proprio ad Anzio, secondo i finanzieri, conduceva uno stile di vita superiore rispetto alle sue entrate accertate: viaggi, frequentazioni in un salone di bellezza di un noto vip e anche la forza di pagare un intervento chirurgico per la consorte in una prestigiosa clinica dei Parioli, a Roma. Ma il suo obiettivo non era restare ad Anzio: era tornare a Casale. E dopo essersi fatto ristrutturare la
casa che aveva nell’Agro aversano, verso la fine del 2021 si ristabilì nella sua terra d’origine. E qui, dice l’accusa, avrebbe riannodato
i rapporti – forse mai interrotti – con la mafia locale, rifrequentando quindi pregiudicati e uomini legati alla cosca, riattivando così una
cellula del clan dei Casalesi dedicata al business del gioco d’azzardo.

Se Letizia, a detta della Dda di Napoli, era il capo di questo sodalizio che agiva per conto dei Casalesi, un gradino più in basso nell’organizzazione sarebbero stati Marco Alfiero e Di Bona. Vittorio Alfiero invece si sarebbe dedicato alle scommesse su piattaforme telematiche; Losapio e Salzillo alle installazioni delle slot nei bar e nei locali dell’Agro aversano. A distribuire tali apparecchi erano, secondo l’accusa, Antonio e Vincenzo Vaccaro. Questa ipotetica associazione a delinquere avrebbe iniziato il suo operato nel 2021, restando attiva almeno fino al luglio 2023.

In questi due anni, sostengono le fiamme gialle, sarebbe riuscita ad ampliare la rete di bar e altri esercizi commerciali dove installare
congegni da intrattenimento scollegati dalla rete telematica. I nove raggiunti dal provvedimento cautelare emesso dal giudice Giovanni De Angelis sono da ritenere innocenti fino a eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Nel collegio difensivo gli avvocati Mario Griffo, Mirella Baldascino, Pasquale Diana, Enrico Iascone, Carlo De Stavola e Paolo Caterino.

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