I tentacoli di Nicola Schiavone sugli appalti di Villa di Briano

Nel mirino della Dia il rapporto tra l’esponente del clan e il capo dell’ufficio Tecnico

VILLA DI BRIANO – Riscuotere denaro dagli imprenditori che, in nome del clan dei Casalesi, aveva aiutato a ottenere appalti pubblici. E, soprattutto, mettere in piedi, velocemente, nuove società, intestate a prestanome, da utilizzare per rituffarsi in prima persona negli affari: sono stati questi, dice la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, i due fronti su cui Nicola Schiavone, detto ‘o russ, dal febbraio 2019, quando è stato scarcerato, fino a novembre 2022, data del suo rientro in prigione, ha impegnato tutte le sue energie criminali.

Nicola Schiavone ‘o russ

Il gancio a San Marcellino

Tra chi lo avrebbe aiutato in questo tentativo di rilancio imprenditoriale, ipotizzano gli inquirenti, ci sarebbe Luigi Veneziano, 54 anni, originario di San Marcellino, attivo nel settore dei carburanti. Con Schiavone, stando a quanto documentato dagli investigatori, Veneziano aveva una frequentazione storica. Ed infatti è tra le persone che andavano a fargli visita quando, nell’ultima parte della sua detenzione (relativa alla condanna per mafia ottenuta nel processo Normandia), era stato sottoposto agli arresti domiciliari a Villa di Briano (dopo una breve parentesi trascorsa in Toscana).
Gli agenti della Divisione investigativa antimafia di Napoli hanno intercettato diverse conversazioni intercorse tra Schiavone e il 54enne. E in una di queste chiacchierate, datata 10 luglio 2019, ‘o russ, messosi il carcere alle spalle, dice all’amico di essere intenzionato a prendere informazioni su eventuali opportunità economiche locali: in particolar modo voleva inserirsi nel giro di appalti gestiti dai Comuni di Villa di Briano e San Marcellino. E Luigi Veneziano informa Schiavone che aveva ottimi rapporti proprio con gli amministratori di San Marcellino.

L’avvocato grillino

Conversazioni telefoniche a parte, la Dia ha tracciato pure un incontro tra i due avvenuto l’8 aprile 2020 in corso Europa, a San Marcellino. Schiavone, però, lascia il cellulare (su cui era attivato un trojan) in auto quando raggiunge il 54enne. Ma se gli investigatori vengono ugualmente a conoscenza degli argomenti affrontati è perché ‘o russ, concluso il faccia a faccia con l’amico, racconta tutto alla moglie. L’imprenditore di San Marcellino gli aveva detto, riferisce il casalese alla consorte, di avere contatti con un avvocato, con studio ad Aversa, che era legato al Movimento 5 Stelle con il quale aveva effettuato una fornitura di mascherine. Veneziano si stava attivando per coinvolgere in nuovi business anche questo professionista che, a quanto pare, sarebbe stato in grado di muoversi agevolmente pure nella Capitale.

I contatti brianesi

Mentre Veneziano si sarebbe mosso (o almeno avrebbe fatto capire di essere pronto a farlo) sul versante sanmarcellinese, Schiavone avrebbe sfruttato alcuni suoi contatti per riuscire ad inserirsi negli appalti pubblici gestiti dal Comune di Villa di Briano.

Il 4 agosto 2020, ha documentato la Dia, contatta Antonio Cecoro, 45 anni, di San Cipriano d’Aversa, per organizzare un appuntamento. E quello stesso giorno si concretizza l’incontro a cui partecipa pure l’ingegnere Silvio Luigi Cecoro, 48 anni, fratello di Antonio e attuale capo dell’ufficio Tecnico di Villa di Briano. Dalla conversazione emerge che ‘o russ aveva una conoscenza pregressa del tecnico. Prima di parlare di affari, infatti, chiacchierano amichevolmente e menzionano personaggi, noti a entrambi, che erano stati coinvolti in recenti inchieste giudiziarie.

L’ingegnere Cecoro, hanno ricostruito gli agenti della Dia, nel conversare con Schiavone si sarebbe reso disponibile a fornirgli notizie in merito ad una gara d’appalto. E sempre a riguardo di questa gara d’appalto, Schiavone, stando a ciò che emerge dalla chiacchierata intercettata, aveva pure già ricevuto informazioni da Giordano Bruno, all’epoca vicesindaco ed oggi assessore comunale.

Giordano Bruno (non indagato)

Cecoro chiarisce a Schiavone che la procedura a cui era interessato non sarebbe stata pubblicata ad agosto, come aveva detto, invece, il numero due dell’amministrazione. “[…] Abbiamo ottenuto il finanziamento, dobbiamo fare il progetto, dobbiamo valutare… se ne parla a settembre”, dice l’ingegnere.

“Giordano Bruno – interviene Schiavone – ha detto che era agosto e a settembre andava in gara”. “No, no”, precisa Cecoro. “Perciò io sono corso qua – spiega ‘o russ. – Mannaggia la colonna, ho detto dal primo facciamo l’ultimo, ci facciamo prendere per fessi”. “Andiamo sopra al… Ci prendiamo tre, quattro, pure cinque ditte. Capiscimi”, aggiunge il capo dell’area Tecnica. “Luì, lo so, sto nelle tue mani…”, dice il casalese. “E stai in grazia di Dio”, lo rassicura Cecoro. “Tu lo vedi, io vengo solo quando è necessario. Devi sapere che sono venuto perché quando mi ha detto vai là perché ad agosto sta la procedura, a settembre si deve iniziare già… […] Poi dopo – prosegue ‘o russ – ci dobbiamo andare a fare una mangiata all’Eneas (un locale che si trova a Gaeta, ndr). Eh? Sei ospite mio. Ci incontriamo là… per scambio (casualmente, ndr)”. “Quando sarà l’approvazione – risponde Cecoro. – Ti faccio la determina. Quando faccio la determina tu vieni qua”.

L’indagine su ‘o russ

Il materiale raccolto dalla Dia riguardante i rapporti con Veneziano e l’incontro con i fratelli Cecoro (tutti da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) è stato inserito negli atti di inchiesta che lo scorso novembre hanno riportato in cella, con l’accusa di mafia, Nicola Schiavone (provvedimento cautelare recentemente confermato dalla Cassazione). Sia il 54enne di San Marcellino che il dirigente di Villa di Briano, il fratello Antonio e l’ex vicesindaco Giordano Bruno non sono coinvolti in quel provvedimento giudiziario (e, ripetiamo, sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile). Intercettazioni, servizi di osservazione e riscontri documentali che tirano in ballo i quattro e la conseguente ricostruzione fatta dagli agenti non rappresenta, logicamente, verità assolute: sono ipotesi investigative che dovranno essere approfondite e, se ritenute solide dalla Dda, saranno successivamente portate all’attenzione del Tribunale di Napoli per essere valutate.

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