Il Casalese che ha fatto ‘impresa’ con le mani sporche di sangue, ergastolo per Zagaria

Condannato per gli omicidi Bamundo e Iovine

Un estratto dell'articolo pubblicato stamattina dal quotidiano Cronache di Caserta

CASAPESENNA – E’ il camorrista che ha fatto impresa. Ha trasformato la sua cosca in una holding capace di trattare con politici e imprenditori, di investire il denaro ‘sporco’ al nord e all’estero. Ma Michele Zagaria (clicca qui per leggere) è anche un Casalese con le mani sporche di sangue. La Corte d’Assise del tribunale di Napoli lo ha condannato all’ergastolo per gli omicidi di Antonio Bamundo e Michele Iovine.  Per ‘Capastorta’ cambia poco.

Con o senza la sentenza di ieri mattina, il boss avrebbe comunque finito i suoi giorni in carcere. Ma è un verdetto importante per la verità giudiziaria: traccia la ferocia del mafioso di Casapesenna. Fa emergere le sue strategie criminali. Dà giustizia a chi è stato assassinato, indipendentemente se in vita sia stato o meno legato alla camorra.

Bamundo fu ucciso l’11 maggio del 2000 in una pompa di benzina a San Marcellino. La vittima secondo gli inquirenti era affiliata all’organizzazione camorristica dei Casalesi di Vincenzo Zagaria, attuale ergastolano. Stando all’inchiesta Capastorta all’epoca dei fatti era in contrasto con quella cosca: per colpirla, così, avrebbe deciso di eliminare Bamundo, il quale, sostiene l’Antimafia, proprio nella compagine di Vincenzo Zagaria svolgeva funzioni di prestanome e mente finanziaria. L’uomo gestiva un distributore di benzina, l’Ip in via Roma. E lì fu ucciso dai sicari che fecero fuoco da un’auto.  Ma non morì subito: Bamundo, trasportato in ospedale ad Aversa da un suo conoscente, e sottoposto ad un intervento chirurgico, spirò poco dopo. L’unico testimone del delitto fu un nipote di appena dieci anni.

E’ del gennaio 2008, invece, l’omicidio di Michele Iovine. La vittima, parente di Antonio Iovine, era il referente del clan nel Casertano. Di quel raid di morte ha parlato recentemente anche Nicola Schiavone. Secondo il pentito, Zagaria decise di eliminarlo per distendere indisturbato i suoi tentacoli imprenditoriali tra Caserta e Casagiove. La Corte, presieduta dal giudice Giuseppe Provitera, ha accolto la richiesta di pena del pm Simona Belluccio: carcere a vita per ‘Capastorta’ perché è stato il mandante di quei due delitti. Il boss, assistito dai legali Andrea Imperato e Angelo Raucci, dovrà affrontare un anno di carcerazione con isolamento diurno.

Zagaria è già stata condannato all’ergastolo, con sentenza definitiva, per l’assassinio di Vincenzo De Falco. Il delitto di De Falco, avvenuto il 2febbraio del 1991 a Casal di Principe, rappresentò una svolta nella faida interna ai Casalesi. Da quel delitto scaturì una ulteriore guerra all’interno della cosca che si concluse qualche anno dopo con il predominio delle famiglie Schiavone, Iovine, Zagaria e Bidognetti.

CLICCA QUI PER LEGGERE L’Antimafia a caccia dei prestanome del clan dei Casalesi
CLICCA QUI Clan Zagaria, scarcerazioni pericolose. La cosca dei Casalesi che somiglia a una ‘ndrina
CLICCA QUI Zagaria con un accappatoio tentò di uccidersi in cella. Dopo si sfogò con un ispettore: gli rivelò di avere a cuore una ragazzina di 14 anni che considera una figlia
CLICCA QUI Gioielli e pizzini d’amore di Zagaria. I bigliettini scritti dal boss letti da Restina. Nelle mani della Dda i nomi di imprenditori e politici
CLICCA QUI Zagaria, boss in crisi, cambia carcere. La seconda parte della lettera inviata alla sorella


LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome