I primi cinque pericoli che affronterà il nostro pianeta nei prossimi anni sono tutti di matrice ambientale. E’ quanto emerge dal Global Risks Report 2022 pubblicato dal World Economic Forum. Il dossier tiene traccia delle percezioni dei rischi globali tra gli esperti di rischio e i leader mondiali nel mondo degli affari, del governo e della società civile. Esamina i rischi in cinque categorie: economici, ambientali, geopolitici, sociali e tecnologici. Ogni anno il rapporto analizza anche i rischi chiave, ovvero quelli per i quali iniziano a emergere segnali di pericolo nella percezione del rischio. Agli intervistati è stato chiesto di identificare i rischi più gravi su scala globale nel corso del prossimi 10 anni: al primo posto troviamo il fallimento dell’azione per il clima, al secondo gli eventi estremi, al terzo la perdita di biodiversità, al quarto l’erosione della coesione sociale, al quinto la crisi del sostentamento, al sesto le malattie infettive, al settimo i danni ambientali dell’uomo, all’ottavo la crisi delle risorse naturali, al nono la crisi del debito e al decimo il confronto geoeconomico. Clamorosamente le malattie infettive, nonostante la pandemia in atto, si collocano solo al sesto posto e nelle prime tre posizioni troviamo l’ambiente come tema predominante.
Rischi ambientali
Nel dossier gli intervistati segnalano che i rischi ambientali hanno il potenziale per produrre i maggiori danni alle persone e al pianeta. Solo dopo il clima troviamo tra i fattori di pericolo le sfide per la società, la crisi del debito e i confronti geoeconomici, che sono alle ultime posizioni tra i primi 10 rischi per il pianeta nei prossimi 10 anni. In questo quadro gli intervistati hanno notato che i rischi per la società e l’ambiente sono peggiorati maggiormente dall’inizio della pandemia, con “l’erosione della coesione sociale” e le “crisi dei mezzi di sussistenza” che occupano i primi posti della classifica dopo gli aspetti climatici e ambientali. Altri rischi identificati come peggiorati in modo significativo sono “crisi del debito”, “fallimenti della sicurezza informatica”, “disuguaglianza digitale” e “contrazione contro la scienza”. Le cicatrici sociali aggravano le sfide del processo decisionale nazionale, limitando il capitale politico, l’attenzione dei leader e il sostegno pubblico necessari per rafforzare la cooperazione internazionale sulle sfide globali. La salute del pianeta, tuttavia, resta una preoccupazione costante per tutti. I rischi ambientali, in particolare gli eventi estremi e il “fallimento dell’azione per il clima”, appaiono come rischi principali nelle prospettive a breve, medio e lungo termine. A medio termine, emergono anche rischi economici come “crisi del debito” e “esplosione della bolla patrimoniale” mentre i governi lottano per bilanciare le priorità di bilancio.
Pessimismo
Solo l’11% degli intervistati ritiene che il mondo sarà caratterizzato da un’accelerazione della ripresa globale verso il 2024, mentre l’89% percepisce che le prospettive a breve termine sono volatili, frammentate o sempre più catastrofiche. L’84% degli intervistati ha espresso sentimenti negativi per il futuro, ovvero si è detto “preoccupato” .
Aumentano le barriere
Nel rapporto si legge che la crescente insicurezza sotto forma di difficoltà economiche, il peggioramento dell’impatto del cambiamento climatico e la persecuzione politica costringeranno milioni di persone a lasciare le proprie case in cerca di un futuro migliore. Tuttavia, in molti paesi, gli effetti persistenti della pandemia, l’aumento del protezionismo economico e le nuove dinamiche del mercato del lavoro stanno creando maggiori barriere all’ingresso per i migranti che potrebbero cercare opportunità o rifugio. La diminuzione delle opportunità di migrazione ordinata e l’effetto di ricaduta sulle rimesse rischiano di perdere un potenziale percorso per ripristinare i mezzi di sussistenza, mantenere la stabilità politica e colmare i divari di reddito e lavoro.