NAPOLI (Angela Russo) – Nelle ultime settimane si è acceso un lungo dibattito riguardo l’uso del glifosato, un diserbante molto dannoso per noi e per l’ambiente. La Commissione Europea ha proposto il rinnovo della licenza dell’erbicida (la cui autorizzazione scade il 15 dicembre 2023) per altri 10 anni, scatenando la reazione delle associazioni ambientaliste. Per diventare operativa, la decisione necessita di una votazione a maggioranza qualificata dai 27 Paesi dell’Unione a ottobre. L’Europa si è divisa in due: da una parte la “Glyphosate Renewal Group”, lobby delle aziende interessate alla produzione e alla distribuzione di glifosato. Dall’altra, le associazioni come Wwf e Legambiente, che fanno pressione affinché il pesticida non venga più utilizzato. L’autorizzazione non sarebbe incondizionata, ma l’Ue verrebbe meno alla sua stessa strategia ‘From Farm to Fork’, che prevede la riduzione del 50% dei pesticidi entro il 2030.
Gli attivisti di Legambiente hanno sottolineato che “nonostante le evidenze scientifiche, il fatto che, come chiarito da Ispra, il glifosato rappresenti uno dei contaminanti più diffusi nelle acque sotterranee e superficiali, l’incidenza di infertilità maschile e le alterazioni del microbiota intestinale nei soggetti che entrano a contatto con questo microbiota, il destino della proroga sembra essere già scritto”.Così, anche Wwf Italia esprime il suo disappunto verso le decisioni della Commissione: “Il Wwf e altre associazioni ambientaliste contestano i pareri delle due Agenzie europee (Echa e Efsa, ndr) perché basati, ancora una volta, essenzialmente sulla documentazione prodotta dalle aziende produttrici dell’erbicida, ignorando i molti studi realizzati da Istituti di ricerca indipendenti che ne hanno evidenziato invece gli effetti negativi sulla salute umana, in particolare sulla riproduzione e sui sistemi ormonali. […] La missione dell’Ue per sconfiggere il cancro deve di conseguenza includere il divieto del glifosato”. Il glifosato è, in effetti, classificato dalla Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) come “probabile cancerogeno” (gruppo 2A) per gli esseri umani. Il 60% degli erbicidi contiene il glifosato e ogni anno ne vengono utilizzate dalle 600.000 alle 750.000 tonnellate.