Niente dura per sempre, soprattutto in politica. E anche la parabola di Matteo Salvini è destinata a entrare nella fase discendente. Le ragioni sono diverse. Innanzitutto il fatto che il “Capitano” incarna i valori dell’area più radicale di quello che viene ancora percepito come il blocco partitico di centrodestra.
L’Italia, si sa, è la patria dei moderati e il successo di Salvini è dovuto soprattutto all’insofferenza che gli elettori hanno maturato nei confronti di Silvio Berlusconi prima e di Matteo Renzi poi. Ma ora al timone del Pd c’è qualcun altro e gli effetti si vedono già dai sondaggi.
Berlusconi è una reliquia per pochissimi devoti. Non passerà molto tempo prima che arrivi qualcun altro a sventolare il vessillo del liberismo in Italia. Un nuovo soggetto politico e un leader con un minimo di credibilità rimetterebbero la Lega al posto che occupava nella vecchia squadra.
Ma la vera, grossa ipoteca sul futuro politico del ministro dell’Interno è rappresentata dal Movimento 5 Stelle. Finora il crollo dei consensi degli alleati non lo ha danneggiato, ma gli effetti delle politiche grilline sui redditi della classe media stanno per manifestarsi e anche lui si beccherà i fischi.
Inoltre i 5 Stelle hanno tenuto in piedi i rapporti che Renzi aveva allacciato con certi ambienti. Si pensi al finanziamento dei giornali dei grandi gruppi con la pubblicità del Ministero del Lavoro o alla convenzione con Autostrade. Il Parlamento doveva diventare un palazzo di vetro. Lo hanno trasformato in una torre d’avorio.
Anzi, se la svignano davanti alle domande. Nell’ultimo servizio delle Iene Di Maio scappa davanti a un bimbo che vuole fargli qualche domanda di cultura generale. Uno spettacolo indecoroso, lo stesso al quale ci aveva abituato la vecchia politica. Persino Antonio Razzi si è fermato per educazione. Pensa che paura hanno dei giornalisti veri.
La base non è stupida, evidentemente, se ha cominciato ad allontanarsi da quel soggetto nato come avamposto di democrazia e rivelatosi un club. Molti fuggono verso il Pd, tanto che si parla già di un sorpasso. Se Salvini si svegliasse si renderebbe conto che sono solo zavorra. E diventano ogni giorno più pericolosi per lui.
Si illude se pensa che i selfie su Facebook lo renderanno simpatico per sempre. I pentastellati, come Renzi, hanno dimostrato che le campagne social aiutano, ma non bastano. Soprattutto quando fai troppi favori ai “poteri forti” mentre la gente perde il lavoro o chiude bottega perché paga tasse pesanti e ingiuste.
Internet è il regno del “quarto d’ora di notorietà” di Andy Warhol. Consente di raggiungere la popolarità in pochissimo tempo se si sceglie la strategia giusta. Ma quello stesso palcoscenico virtuale diventa una gogna se le cose si mettono male. Quando il popolo soffre, cerca il colpevole più a portata di mano, quello che si fa vedere più spesso.
Il governo ha promesso 750 euro al mese ai disoccupati e non ha tolto un euro di tasse a imprese ed esercenti. Ha promesso a tutti tre offerte di lavoro ma le aziende licenziano e chiudono e non c’è alcun segnale di ripresa a breve termine. Pensa davvero, Salvini, di poter dire “io non c’ero, e se c’ero dormivo”?