NAPOLI – Basso profilo e organizzazione militare, investimenti diversificati e organizzazioni satellite. I 13 arresti di questa mattina sono una vera e propria spallata al clan Di Lauro che ha permesso di ricostruire l’odierna operatività del gruppo. I carabinieri del Ros e del reparto operativo di Napoli hanno eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di soggetti ritenuti affiliati al clan Di Lauro e appartenenti al clan alleato Vanella Grassi.
Gli arrestati avrebbero commesso una serie di omicidi e delitti per conto dei Di Lauro. L’ordinanza, arrivata in seguito alle indagini della Dda, è stata emessa dal gip di Napoli.
I nomi dei 13 arrestati
La custodia cautelare in carcere è scattata per Marco Di Lauro, Salvatore Di Lauro, Salvatore Tamburrino, Vincenzo Flaminio, Vincenzo Gatta, Antonio Montanino, Antonio Silvestro e Salvatore Aldo. Mentre per l’agguato a Spinelli e il ferimento di Gaetano Todisco, Gennaro Siviero e Ciro Silvestro, la custodia è scattata per Roberto Manganiello, Antonio Mennetta, Giuseppe Gervasio e Francesco Barone. E’ accusato di concorso esterno al clan Di Lauro Antonio Puzone.
Le indagini
Le indagini sono incentrate sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, riscontri e intercettazioni. Hanno infine consentito di ricostruire l’organigramma del clan camorristico così come è oggi. Fondamentale l’evoluzione del ruolo di Marco Di Lauro, arrestato dopo quindici anni di latitanza lo scorso 2 marzo. Così come di fondamentale importanza aver ricostruito l’organizzazione militare del gruppo, ed in parte l’articolazione economica del clan: il riciclaggio dei proventi illeciti della consorteria.
Il ritorno alle origini e la diversificazione degli affari
Le indagini che hanno portato agli arresti di oggi sono la dimostrazione della capacità dei Di Lauro di diventare un gruppo con forti proiezioni internazionale che nel corso degli anni ha scelto di diversificare i settori di interesse senza mai abbandonare il traffico di stupefacente e privilegiando gli interessi originari, ‘storici’: i prodotti con marchio contraffatto e il contrabbando. E’ così che il clan si è dedicato a reimpiegare la fortuna accumulata in tanti anni di traffici e affari illeciti, ad alta o bassa intensità, ritornando in qualche modo alle origini. Un ritorno al modus operandi di Paolo Di Lauro prima del boom delle piazza di spaccio nell’area nord di Napoli.
Basso profilo e violenza mirata
Una gestione precisa, articolata, a basso profilo. Poco appariscente sul piano militare ma assai efficiente e strutturata: non si esclude infatti il ricorso mirato alla violenza, come dimostra l’agguato ai danni di Pasquale Spinelli del 7 giugno 2012.
Emergono le figure di Salvatore Di Lauro e Salvatore Tamburrino che, insieme ad altri soggetti, hanno creato un reticolato giro di interessi illeciti difficilmente riconducibili alla consorteria. Dal welafare criminale sino ai variegati affari criminali nel campo delle truffe assicurative, migliaia di cosiddetti ‘cavalli di ritorno’. Ma soprattutto una straordinaria ragnatela di appoggi che ha consentito la complessa e ‘pesante’ latitanza ultra-decennale di Marco Di Lauro, terminata solo tre mesi fa.