MILANO – Gli investimenti di private equity e venture capital sul mercato italiano sfiorano i 10 miliardi di euro nel 2018, un livello record per il Belpaese, raggiunto sulla spinta delle ‘fiches’ puntate dall’estero. L’ammontare investito in accordi per la crescita delle imprese è, infatti, di 9,788 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. A fare i conti sul mercato del capitale di rischio italiano è l’Aifa, l’Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt, in collaborazione con PwC, che ha tenuto un convegnao sul tema a Milano.
“Nel 2018 si è registrato un nuovo record per gli investimenti nel mercato italiano del private equity e venture capital – commenta Francesco Giordano, partner di PwC-Deals -. L’anno è stato caratterizzato da alcuni ‘mega accordi’ effettuati da grandi operatori internazionali, in particolare del settore infrastrutture. Pur escludendo questi ‘large & mega deal’, il mercato registra un’ottima crescita sull’anno precedente (+16%), passando da 3,3 miliardi a 3,8 miliardi”. Il numero di operazioni di investimento nel 2018 è cresciuto del 15% a 359 ‘deal’, rispetto ai 311 accordi dell’anno predente. Gli operatori internazionali hanno investito 6,4 miliardi di euro, il 66% del totale, in 99 operazioni, mentre da operatori domestici regionali, pubblici o istituzionali, sono arrivati 2,1 miliardi in 47 operazioni.
Gli accordi
Infine gli operatori domestici privati hanno messo sul piatto 1,2 miliardi di euro in 213 accordi. “Il 2018 è stato un anno particolarmente positivo per gli investimenti grazie ad alcune operazioni di dimensioni significative non solo nel segmento del buyout, ma anche in quello delle infrastrutture”, afferma Anna Gervasoni, direttore generale Aifi. A livello territoriale, la Lombardia, sede di Piazza Affari, la fa da padrona raccogliendo il 44% degli accordi stipulati in Italia che hanno coinvolto private equity o venture capital, seguita a grande distanza da Emilia Romagna (10%) e Veneto (8%). Tra gli investimenti, domina l’early stage, ovvero gli investimenti nelle start-up, sia in termini di numeri, con 172 accordi (+29%), sia di ammontare, pari a 5,2 miliardi (+52%).
Al secondo posto le infrastrutture, con accordi per complessivi 3 miliardi. Il settore Itc, inoltre, rappresenta il 18% delle operazioni totali. Le prime fonti della raccolta private equity e venture capital, spiega il presidente Aifi, Innocenzo Cipolletta, “sono state casse e fondi pensione” e “questo è un segnale che aspettavamo da tempo e che può essere un primo passo verso un allineamento europeo con gli investitori internazionali”. Un alto fattore positivo è dato dal calo degli investitori che hanno deciso di fuggire dal mercato italiano. Nel 2018 il capitale disinvestito è stato di quasi 2,8 miliardi, in flessione del 26% da 3,7 miliardi nel 2017.
di Lorenzo Allegrini