Imprese: energia e guerra cambiano i trasporti. Confcommercio: “Fare di più contro la crisi”

Quindi i dati del rapporto "confermano l'apertura di nuovi scenari".

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 14-07-2016 Roma Confcommercio. Convegno "Meno Tasse Meno Spesa. Binomio della ripresa" Nella foto Pier Carlo Padoan Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 14-07-2016 Rome (Italy) Politic Confcommercio. Conference "Less Spending Less Taxes. Binomio of the recovery" In the pic Pier Carlo Padoan

La guerra in Ucraina, la crisi dell’energia, l’inflazione – e anche gli effetti del Covid – pesano sul sistema dei trasporti e della logistica, e ne ridisegnano il modello. E’ questo il fulcro che emerge dall’analisi dell’Ufficio studi di Confcommercio e dalla ricerca realizzata da Ispi, presentata al settimo Forum internazionale Conftrasporto-Confcommercio.

In evidenza come la crisi energetica, l’inflazione e la guerra mettano le catene logistiche sotto stress e modifichino le reti di trasporto transeuropee; mentre in Italia l’impennata dei costi mette a rischio le opere previste dal Pnrr.

Per il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli bisogna “fare di più” per “alleviare gli impatti” della “crisi energetica” che sta colpendo “duramente l’economia e le imprese”, e in particolare – sul fronte del caro-carburanti – i trasporti”.

In base al rapporto l’Europa è a corto di autisti (-400mila), con punte massime nel Regno Unito (-100mila) e in Polonia (-80mila), in Germania ne mancano 80mila, in Francia 34mila, in Italia circa 20mila. Ma nel nostro Paese crescono le patenti per guidare i Tir (+13.500 dal 2015 al 2021). Crollano i noleggi dei container (-60% sul periodo Covid), e il Mediterraneo si conferma centrale (Genova e Gioia Tauro nella top-ten dei porti per indice di connettività), mentre la rotta artica apre nuove prospettive (tratte fino al 50% più corte di quelle del canale di Suez). Per quanto riguarda le previsioni per il 2023, in Italia il traffico passeggeri e merci dovrebbe essere in diminuzione.

Quindi i dati del rapporto “confermano l’apertura di nuovi scenari. Si tracciano nuove rotte, si accorciano le filiere, mentre le catene logistiche sono ancora sotto pressione”.

Per la transizione ecologica – rileva il presidente di Conftrasporto Paolo Uggè – è “necessario attivare tutti gli strumenti disponibili, tecnologici ed organizzativi, nel rispetto del principio di neutralità. E’ tuttavia necessario prevedere tempistiche congrue e strumenti idonei per accompagnare le imprese verso il cambiamento senza esserne stravolte; i veicoli pesanti dell’autotrasporto merci in Italia dai primi anni novanta hanno ridotto le emissioni di gas climalteranti del 30%, incidono meno del 5% nelle emissioni totali”.

Poi, inflazione e aumento dei costi “rischiano di ripercuotersi anche sui progetti infrastrutturali del nostro Paese, contenuti nel Pnrr”. A rischio ci sono le opere del Piano – dice il vicepresidente di Confcommercio Fabrizio Palenzona – per la difficoltà dell’Italia nella capacità di spesa: l’impennata dei costi nei materiali da costruzione e la bassa capacità di spesa rischiano di vanificare le opportunità di ripresa del nostro Paese”.

Secondo l’Ufficio studi Confcommercio c’è “una potente riorganizzazione delle imprese che fa crescere la produttività sistemica in questo settore”.

“Le catene logistiche sono una preziosa cartina di tornasole per apprendere come si stanno muovendo l’economia e la società – mette in evidenza Sangalli – la valenza strategica di trasporti e logistica, due pilastri dell’integrazione dei mercati noi l’abbiamo avuta sempre chiara”. Infine Sangalli vede nelle “linee programmatiche del presidente Meloni alcune urgenze condivisibili; in particolare emergenza energetica, inflazione, fisco e burocrazia”. E adesso si aspetta “un confronto costruttivo con le forze sociali”.

di Tommaso Tetro

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