In Campania 173 impianti di rifiuti sono andati in fiamme

In Campania 173 impianti di rifiuti sono andati in fiamme
In Campania 173 impianti di rifiuti sono andati in fiamme

NAPOLI – Dal gennaio 2013, quando Legambiente ha iniziato il monitoraggio degli incendi agli impianti di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti nel nostro Paese, a giugno 2022 il numero complessivo degli incendi è salito a 1.379, registrando il picco in Sicilia (198), Campania (173), Lombardia (158), Lazio (139), Piemonte (112), Toscana (102). Dati che sono il chiaro sintomo di un problema cronico e diffuso nella gestione dei rifiuti, dove quasi sempre il fuoco è lo snodo finale di una chiara strategia criminale. Problema acuito anche dall’uso scellerato di capannoni industriali o depositi, utilizzati per stoccare o abbandonare i rifiuti illecitamente, strutture quasi sempre prese in affitto, a volte addirittura senza l’esborso di alcunché da parte del sodalizio criminale, oppure individuate perché soggette a procedure fallimentari. Da molte indagini, infatti, è emerso che i capannoni, una volta riempiti, sono stati sistematicamente incendiati, provocando disastri ambientali di vaste proporzioni e mettendo a rischio la salute dei cittadini. Molti di questi roghi sono stati e sono ancora al vaglio della magistratura (a partire dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano), oltre che per traffico organizzato di rifiuti, anche per i danni ambientali arrecati alle comunità coinvolte. I dati son stati presentati ieri e rappresentano un’anteprima del Rapporto Ecomafia 2022 che sarà pubblicato in autunno. Una vera emergenza come dimostrano i recenti incendi di impianti a Roma, in Piemonte e nelle province di Napoli e Caserta. Intanto scende in campo la squadra che combatte i ladri di futuro nel Paese. Sono amministratori locali, giornalisti, rappresentanti delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di Porto, magistrati, che quotidianamente contrastano le attività degli ecocriminali, che sono stati premiati ieri pomeriggio da Legambiente e Libera in occasione della 18esima edizione del premio nazionale Ambiente e Legalità  nell’ambito di Festambiente, il festival nazionale di Legambiente in corso in Maremma, a Rispescia (Gr). Alla premiazione sono stati presenti Andrea Orlando, ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, Giorgio Zampetti direttore generale Legambiente, Laura Biffi coordinatrice nazionale Osservatorio Ambiente e Legalità, Angelo Gentili, coordinatore nazionale di Festambiente.

“I riconoscimenti assegnati – ha dichiarato Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – ben raccontano l’impegno concreto per contrastare le illegalità ambientali, che minacciano l’ambiente ma anche la salute dei cittadini e l’economia sana della Penisola. E’ fondamentale non abbassare la guardia contro i ladri di futuro, a maggior ragione in un momento storico in cui dovremo spendere ingenti risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, usando i delitti ambientali inseriti nel codice penale nel 2015 e scongiurando in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri per la realizzazione delle opere e degli impianti che servono alla transizione ecologica del paese. Ma oltre all’impegno dei singoli cittadini, di magistrati e forze dell’ordine, in attesa della nuova direttiva europea sui reati ambientali, per prevenire e contrastare la criminalità ambientale è importante che siano messi in atto interventi normativi e azioni mirate per potenziare l’organico delle strutture investigative che operano nel contrasto alle illegalità ambientali e alzare il livello qualitativo dei controlli pubblici ambientali in tutta Italia, a partire dal centro-sud. Servono nuove risorse economiche finalizzate all’aumento del personale delle Agenzie regionali protezione ambiente e all’acquisto della strumentazione innovativa per effettuare i monitoraggi e si deve procedere speditamente all’approvazione dei decreti attuativi della legge 132 del 2016, che ha istituito il sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, colpevolmente dimenticati in qualche cassetto del ministero della Transizione ecologica”.

I riconoscimenti dell’edizione di quest’anno del Premio Ambiente e Legalità di Legambiente e Libera sono andati, tra gli altri, a Maria Antonietta Troncone, Procuratore della Repubblica della Procura di Napoli Nord, per la sensibilità dimostrata e l’attività di demolizione di immobili abusivi effettuata da procuratore della Repubblica presso la Procura di Santa Maria Capua Vetere; Giovì Monteleone, sindaco di Carini, che smentisce decisamente il luogo comune per cui chi demolisce edifici abusivi perde consenso politico; carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) di Trento per l’operazione “Brennero” che, nell’ambito del monitoraggio delle grandi opere, ha fatto emergere uno smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti in bonifiche agrarie della Valle di Non, aree di pregio che sarebbero state destinate a produzione agricola e alimentare; Sezione Polizia Stradale Udine della Polizia di Stato per le attività di indagine svolte in particolare nell’ambito dell’operazione “Black Tyres”, che hanno portato a scoprire, partendo da controlli su una sospetta attività di trasporto di pneumatici fuori uso (Pfu), un vero e proprio traffico internazionale di rifiuti verso l’Africa; Unità operativa tutela ambientale della polizia Municipale di Napoli, per le attività di contrasto ai fenomeni di abbandono di Pfu nella “Terra dei fuochi”; Comando provinciale Carabinieri di Belluno per il lavoro investigativo svolto nel contrasto ai traffici illeciti di rifiuti, in particolare nell’ambito dell’inchiesta denominata “Plastic connection” che ha smascherato una rete di trafficanti che operava tra le province venete e la Campania. 

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