“Un partito che non si rinnovi con le cose che cambiano, che non sappia collocare ed amalgamare nella sua esperienza il nuovo che si annuncia, viene prima o poi travolto dagli avvenimenti, tagliato fuori dal ritmo veloce delle cose che non ha saputo capire ed alle quali non ha saputo corrispondere”. Con queste parole Aldo Moro, di cui ricorre l’anniversario del rapimento da parte delle Brigate Rosse, profetizzava, con largo anticipo sui tempi, il declino della politica intesa come strumento indispensabile per il governo democratico di una società aperta e plurale, un insostituibile strumento di confronto tra idee e valori che, per quanto in antitesi tra loro, concorrevano, nell’alveo della democrazia parlamentare, a determinare il benessere della Nazione. Tale nobile idea, è risaputo, si è estinta con la tanto deprecata prima Repubblica. Spazzata via dalla violenza del moralismo giustizialista (strabico e partigiano), dai partiti personali e di plastica, dalla mutazione generata dal crollo del comunismo (e di converso dell’anti-comunismo), dall’onda lunga dello sdegno popolare interessato a rinnovare la stagione delle prebende statali. Un onda tanto lunga che si è ripetuta di recente con il trionfo del M5S alle ultime politiche, metamorfosi di facciata del popolo che si trasforma in plebe e butta via sia la presunta mala bestia dei partiti, sia il bambino della “Buona Politica”. Da quel giorno fatidico, che ha segnato la fine dei partiti tradizionali, in Italia tutto è diventato aleatorio e provvisorio, deperibile e deprecabile nel volgere di qualche anno.Prendete il centrodestra.Quanti oggi, in quello schieramento, chiedono il consenso per governare lo fanno, paradossalmente, utilizzando le stesse parole dell’antipolitica e della protesta populista, a mezzo di partiti personificati ed imbellettati senza alcun radicamento nella società, senza praticare la democrazia interna sostituita dal leaderismo televisivo.Sull’altro versante, il centrosinistra ha dato il via all’operazione “riciclaggio” senza che questa abbia comportato una reale abiura dei metodi e delle idee sconfitte dalla storia. Per capirci: al veloce turbinio che ha cambiato sigle e simboli, non sono seguiti una proposta innovativa di modello sociale ed economico o un diverso progetto di Stato, ma solo un socialismo annacquato e camuffato da liberal-socialismo.Per dirla tutta, oggi, in Italia, si naviga praticamente al buio. La politica, esorcizzata come demone ed origine di tutti i mali, è stata semplicemente cancellata e non è più in grado di fornire le coordinate affinché il processo di trasformazione sia coerente con i modelli socio economici di riferimento dell’uno e dell’altro schieramento. Così, senza “conoscenza”, senza cultura politica, ci si organizza alla meno peggio, per steccati e non per contenuti, fino a scadere nella politica contro la persona.Lo si vede dalle scelte fatte dalla Lega e dal Pd.ll Carroccio, in coalizione con il M5S, dopo aver governato per un ventennio col centrodestra, si affida alle bizze del truce Salvini che prima si dichiara liberale ma poi asseconda le politiche socialisteggianti e quella della “decrescita felice” dei grillini. Sul versante opposto il Partito democratico, dopo l’elezione di Zingaretti a segretario, tenta in tutti i modi di cancellare l’esperienza di Renzi senza analizzarla e comprenderla, come se si fosse trattato di un intoppo storico. Eppure, col giovane rampante di Rignano, aveva sfiorato il 40 per cento dei consensi!! Insomma, i dem cancellano Renzi per poi tornare alle più tranquille e tradizionali ricette pauperistiche ed assistenziali. Cercano, cioè di ripercorrere la via di quello che fu il “partitone rosso”, tipo la lotta alla ricchezza (invece che alla povertà) per diminuire le disuguaglianze sociali. Prodotti avariati che l’elettorato ha rifiutato da tempo (non a caso la sinistra dura e pura vale dal 3 al 4 per cento). I compagni di viaggio di Zingaretti saranno quelli di sempre: comunisti mai pentiti aiutati dai soliti post democristiani di sinistra. Una compagine che non ha più la velleità di poter essere maggioritaria nella nazione aggregando anche il ceto moderato oggi assenteista e disorientato, orfano sia della DC che del cavalier Berlusconi. Concludendo: oggi in quel che resta della politica italiana, occorre una revisione pubblica di idee e soluzioni. Bisogna cogliere il segno dei tempi. E fare largo alla lezione di Aldo Moro.