Indagine dell’Antimafia su Verazzo. Pressing elettorale dell’imprenditore su Fucile per le Provinciali

Intercettato dalle fiamme gialle nel suo ufficio mentre contatta l’allora consigliere di Pignataro con il telefono di un collaboratore

CAPUA – A detta di Francesco Zagaria, collaboratore di giustizia, i cugini Francesco e Giuseppe Verazzo hanno sostenuto alle Regionali del 2015 Lucrezia Cicia, ex consigliera comunale di Caserta, e alle Amministrative del 2016 la coalizione sponsorizzata da Carmine Antropoli (il candidato sindaco era Giuseppe Chillemi). Ma, per gli investigatori, gli imprenditori capuani si sarebbero attivati anche per procurare voti nel 2019 ad una candidata alle Provinciali. E questo dato non viene fuori da dichiarazioni di pentiti, ma dalle conversazioni intercettate dalla guardia di finanza grazie ad una cimice installata negli uffici che i Verazzo hanno sull’Appia. Chi avrebbero tentato di aiutare? Per le fiamme gialle si tratta di Daniela D’Angelo, già vicesindaco di Pastorano, che si era candidata nella lista ‘Liberi e Moderati’.

Nei locali dei costruttori capuani, affermano i finanzieri, c’era il marito della D’Angelo, Luigi Vendemia (candidato consigliere, lo scorso giugno, non eletto, a Pastorano). Francesco Verazzo, in base a quanto è emerso dalle intercettazioni, si disse pronto a prendere contatti con un elettore, intenzionato a non recarsi alle urne, per indurlo a votare. Era il 30 settembre 2019. Per farlo fece chiamare dalla segretaria un suo collaboratore, tale Nando: “Signò, fatemi salire un po’ Nando. Ditegli che si portasse il telefono”. Perché questa richiesta? Le fiamme gialle sostengono che Verazzo temesse di essere sotto intercettazione (ignorava, però, la cimice che aveva negli uffici) e così usava il cellulare di alcuni suoi dipendenti. Arrivato il dipendente, gli fece comporre il numero di tale Fucile. Nando lo contattò annunciandogli che Francesco voleva dirgli una cosa: “Mo ve lo passo”. “Gaetà ma tu dici che vuoi andare a votare eh? E ja, se ti viene a fare una camminata – disse l’imprenditore – ne parliamo un attimo da vicino. Mi chiami prima di venire”.

Il Gaetano che Verazzo avrebbe tentato di persuadere sarebbe Fucile, all’epoca consigliere comunale di opposizione a Pignataro Maggiore. Gli investigatori, dopo quella conversazione, non hanno registrato successivi contatti tra Verazzo e il politico.

L’intercettazione è tra gli atti dell’indagine, coordinata dal pm Maurizio Giordano, che ha portato dinanzi al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Napoli i fratelli Verazzo con l’accusa di concorso esterno al clan dei Casalesi. La D’Angelo, il marito Vendemia e Fucile sono totalmente estranei all’iter giudiziario innescato dall’inchiesta della Dda. Se la Procura ha inserito la vicenda nel fascicolo a carico degli imprenditori è per evidenziare il loro coinvolgimento nella politica casertana. I Verazzo sono da considerare innocenti fino ad un’eventuale sentenza irrevocabile.

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