NEW DELHI – La Corte suprema dell’India ha stabilito che il luogo sacro di Ayodhya, nel nord del Paese, debba essere gestito da una fondazione che supervisioni la costruzione di un tempio indù. E’ una vittoria per il partito nazionalista del premier Narendra Modi, nella disputa sul luogo sacro che in passato ha portato a uno dei più violenti spargimenti di sangue per motivi settari dell’India. Una folla di 200mila indù nel 1992 distrusse sul posto una moschea costruita 460 anni prima. Nelle proteste seguenti morirono circa 2mila persone, in gran parte musulmani. Gli indù credono che Ram, dio guerriero, sia nato ad Ayodhya circa 7mila anni fa e che la moschea fosse stata costruita nel 16imo secolo sopra il luogo di nascita.
Le misure
Secondo la sentenza, un altro pezzo di terreno nell’Ayodhya sarà dato a un gruppo musulmano perché vi costruisca una nuova moschea. Le autorità hanno rafforzato la sicurezza a livello nazionale e Modi ha fatto appello alla calma, temendo che le tensioni tra settarie si riaccendano in proteste. Migliaia di agenti di sicurezza sono stati dispiegati nell’area, mentre tutti i raduni sono stati vietati. Dopo che su internet si sono diffusi post incendiari, l’accesso a internet è stato bloccato nella città di Aligarh, dova vive una ampia comunità musulmana.
LaPresse
India, Corte suprema assegna luogo sacro di Ayodhya agli indù: timore violenze
La Corte suprema dell'India ha stabilito che il luogo sacro di Ayodhya, nel nord del Paese, debba essere gestito da una fondazione che supervisioni la costruzione di un tempio indù.