Il “green new deal” auspicato dal governo Conte non può non tenere in considerazione il danno creato all’ambiente dall’inefficiente sistema di trasporti pubblici delle città italiane. Con l’allarmante dato delle emissioni in crescita dal 1990, il settore dei trasporti è oggi responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di gas serra.
Lo studio
A porre l’accento sul problema è uno studio di Legambiente dal titolo “Una cura del ferro per le città italiane”, realizzato con il contributo di Hitachi Rail Spa.
Tramite l’analisi dell’offerta di trasporto nelle principali città italiane, lo studio mira entro il 2030 a raddoppiare il numero di persone che si sposta a emissioni zero, vale a dire senza utilizzare un mezzo di trasporto privato.
Il perseguimento di tale obiettivo rappresenterebbe un decisivo passo avanti nella lotta all’inquinamento, fenomeno che, oltre ad “annerire” il pianeta, causa ogni anno 790mila morti in Europa, con l’Italia al secondo posto nel continente per morti per PM2,5 (60.600 ogni anno) e al primo per le morti da biossido di azoto (20.500).
L’obiettivo è dunque quello di collegare le grandi aree urbane del nostro Paese, dove vivono oltre 25 milioni di persone, che andrebbero sottoposte a una “cura del ferro”.
E’ infatti in queste zone che avviene il maggior numero di spostamenti, con particolare aumento del fenomeno del pendolarismo.
Lo smog prodotto da automobili e scooter utilizzati dai cittadini per recarsi a lavoro potrebbe subire un’importante taglio se i privati avessero una valida alternativa, costituita appunto da treni efficienti in grado di portarli a destinazione senza intoppi.
Oltre che essere un’enorme comodità per i cittadini. Pensateci: quanto stress ci risparmieremmo ogni giorno se, anziché buttarci nel traffico di tutti i giorni, potessimo lasciare parcheggiata sotto casa la nostra auto e viaggiare comodamente a bordo di un treno sfogliando una rivista?
Il problema dell’inquinamento ci riguarda da vicino, e molto più di quanto immaginiamo: l’Italia è infatti in testa alle classifiche mondiali per tasso di motorizzazione, se pensiamo che ci sono in media 70,7 veicoli per ogni 100 abitanti.
Secondo i dati dell’Istat a Roma ogni giorno si spostano 1,34 milioni di pendolari; 650mila a Milano; 420mila a Torino; 380mila a Napoli.
La posizione di Legambiente
“La mobilità urbana ha di fronte delle sfide senza precedenti perché cresce il numero delle persone che vive nelle città e aumentano e si articolano gli spostamenti.
Il nostro studio è il primo che prova a ragionare di come dovrà cambiare l’offerta di mobilità al 2030 per essere davvero competitiva nei confronti degli spostamenti in auto. Per riuscirci occorre arrivare a frequenze di passaggio dei treni come nelle città europee, e intorno a queste linee di ferrovie regionali, metropolitane e di tram ripensare l’offerta di trasporto pubblico locale e integrare i servizi di sharing mobility e rendere sicuri i percorsi in bici, a piedi, con i monopattini. La novità di questi anni è che ovunque si investe in questa direzione, anche in Italia, i cittadini scelgono di cambiare”, ha detto Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.
L’esempio a cui l’Italia dovrebbe guardare è quello di tante città europee, in cui già da anni esiste un efficiente modello di mobilità a emissioni zero.
A integrazione delle linee ferroviarie, i cittadini possono inoltre essere incentivati all’utilizzo di biciclette tramite piste ciclabili, ma anche con spostamenti a piedi lungo percorsi sicuri.
Altro rimedio all’utilizzo di auto e motorini privati sono le nuove forme del cosiddetto “sharing mobility”: auto, scooter, biciclette, monopattini elettrici a noleggio, da utilizzare e riporre al proprio posto.
Ne guadagna l’ambiente, il traffico e, anche, il portafogli. Risparmieremmo su benzina e pedaggi, una spesa che incide sul bilancio familiare di ciascuno di noi.