NAPOLI – Marco Cappato, leader dell’associazione “Luca Coscioni” e volto noto dei Radicali, protagonista anche della battaglia per l’assistenza medica alla morte volontaria, sarà a Napoli domani a partire dalle 12:30 e domenica a partire dalle 9 in piazza del Gesù Nuovo, sala Campanella, per il seminario dal titolo: “Dal dire al fare, noi”, organizzato da Rosa Criscuolo, Giuseppe Alterio e Lorenzo Mineo dell’associazione “Luca Coscioni” . Sul tavolo i temi dell’ambiente, dello sviluppo economico e della democrazia. Temi sensibili, in questi giorni, considerato lo scampato pericolo (almeno per ora) della caduta del governo sulla questione Tav.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato l’allarme per l’imminente crisi climatica mondiale. Cosa si può fare contro questa disastrosa eventualità?
Il pericolo è concreto e attuale. La comunità scientifica riunita dalle Nazioni Unite ci dice che questi sono gli ultimi anni nei quali si possono decidere politiche di riduzione delle emissioni inquinanti per impedire l’aumento di due gradi della temperatura globale. Due soli gradi avrebbero effetti devastanti sulla barriere coralline, sulla biodiversità, sui ghiacciai, sulla capacità dei fiumi, sulla fertilità della terra. Questo riguarda anche la nostra penisola, soprattutto i terreni più aridi. E può avere delle conseguenze nel giro di 15, vent’anni devastanti. Anche sul piano della migrazione delle popolazioni africane, che lasceranno le aree in cui sarà diventato impossibile coltivare.A volte siamo portati a pensare che chi si preoccupa dell’ambiente ha la pancia piena e si permette il lusso di occuparsi di questioni marginali. Stiamo parlando di conseguenze devastanti per i più poveri. Di peggioramento della qualità della vita per le persone che sono più esposte, per il lavoro che fanno o per la terra in cui vivono, alle conseguenze di questi fenomeni. Dovremmo ridurre le tasse sul lavoro, soprattutto sui redditi più bassi. E tassare, invece, l’inquinamento. Questo avrebbe il duplice effetto di aiutare chi ne ha bisogno, ora che il potere d’acquisto dei salari più bassi si riduce anno dopo anno, e di creare un meccanismo virtuoso per proteggere l’ambiente. E quindi per proteggere noi stessi, la qualità della nostra vita. E’ un tema fondamentale, che sarà centrale in questi due giorni di dibattito a Napoli. Unire i temi dell’economia e delle libertà economiche a quello dell’ecologia, non considerando queste due questioni come l’una in contrasto con l’altra. C’è un modo per realizzare una economia liberale di mercato che rispetti l’ecosistema e quindi la qualità della nostra vita. Sarà l’occasione per discuterne, per poi definire iniziative politiche che non sono necessariamente quelle di un partito o di un altro. Possono essere trasversali.
In questi giorni il governo ha rischiato di cadere proprio a causa dei contrasti sul rapporto tra economia e ambiente. Chi vuole la linea Torino-Lione sostiene che l’opera farebbe diminuire il traffico di tir e quindi lo smog. Chi non la vuole sottolinea che perderemmo i soldi dei pedaggi e delle accise sui carburanti.
Ormai non è nemmeno più un dibattito ma uno scontro ideologico. La Tav è diventata un simbolo dello scontro nel governo. È una prova di forza per vedere chi vince. Il tema dell’interesse reale dell’opera non è stato nemmeno affrontato. Prima di iniziare a costruire un’opera bisognerebbe coinvolgere il più possibile le comunità locali. E poi, una volta che si è deciso, non discutere più. Si è fatto il contrario. Si è arrivati subito a uno scontro con le comunità della Val di Susa. Poi, una volta deciso, addirittura dopo che sono stati avviati i cantieri, adesso si cerca di fermare i lavori. Ma le questioni ambientali non vengono nemmeno considerate. Sarebbe urgente investire per il riassetto del territorio, per ripulire le coste, il mare con i depuratori che mancano in tantissime città. Siamo stati multati dall’Unione Europea per lo smog in pianura Padana e in alcune grandi città del Mezzogiorno. Per l’incapacità di difendere ciò che abbiamo di più prezioso. Un Paese come l’Italia vive anche di cultura, di turismo. L’investimento ecologico dovrebbe essere visto come un investimento economico. Per difendere l’economia del turismo, quella delle città d’arte.
L’attuale governo sta facendo qualcosa in questo senso?
Sta facendo pochissimo, perché non considera quello ambientale un settore strategico. Naturalmente questo c’è solo da un anno, quelli precedenti hanno la responsabilità di quanto è stato fatto prima. Però non mi pare che il governo attuale abbia manifestato l’intenzione di volere cambiare rotta. Ad esempio sul tema del riscaldamento globale e della necessità di politiche internazionali, anche europee, per lo spostamento del carico fiscale dal lavoro all’ambiente, bisognerebbe attivarsi a Bruxelles e a Strasburgo. Sia chiaro, a me non interessa parlare male del governo. Se il Movimento 5 Stelle volesse decidere di recuperare alcune delle ragioni per le quali è stato fondato, non solo per dire no a tutto ma per mettere in campo politiche attive per la trasformazione ecologica della nostra economia, sarò il primo a prenderne atto e ad essere felice. Per il momento non si è verificato.
L’altro tema è quello della democrazia. Anche questo di grande attualità, nel momento in cui si parla di taglio del 36% dei parlamentari e di autonomia delle regioni. Dall’altra parte non si parla di riforma della legge elettorale e le votazioni online dei 5 Stelle vedono una partecipazione molto più limitata delle consultazioni interne agli altri partiti. La democrazia è davvero a rischio o sono esagerazioni dei detrattori del governo a 5 Stelle?
Sono decenni che noi radicali documentiamo e denunciamo la negazione della democrazia in Italia, attraverso la distruzione dei diritti costituzionali. Pensiamo a quante volte nel nostro Paese i referendum sono stati votati e poi completamente traditi dai responsabili istituzionali. Pensiamo a quanto il diritto a una informazione completa, imparziale e pluralistica, sia stato e sia quotidianamente distrutto dal servizio pubblico della disinformazione radiotelevisiva. La democrazia sta subendo un attacco formidabile da moltissimo tempo. Forse con questo governo le cose vanno ancora peggio, per il fatto che si vuole esplicitamente archiviare il sistema democratico parlamentare e inseguire il modello dell’uomo solo al comando. Bisognerebbe mettere la rivoluzione tecnologica al servizio della democrazia. Ma non come strumento di marketing per il proprio partito. Mi faccio la mia piattaforma e faccio votare i miei simpatizzanti. L’obiettivo dovrebbe essere la democrazia per tutti. Non solo per chi la pensa come me. Oggi col cellulare possiamo comprare qualsiasi cosa, fare quello che vogliamo ma non possiamo attivare i nostri diritti democratici, firmare una legge di iniziativa popolare, una proposta di referendum o una petizione. Per difendere l’ambiente e la qualità della nostra vita, a volte bisogna andare contro grandi interessi di potenze commerciali o statali che hanno tutto l’interesse che si continui a inquinare gratuitamente. Per far prevalere l’interesse generale su quello di pochi, ci vuole più democrazia. A Napoli parleremo proprio di come favorire la partecipazione democratica dentro e fuori dai partiti, di nuove forme di partecipazione che non siano sostitutive del Parlamento ma che possono supportarlo. Prendiamo il sorteggio. Chi lo invoca come strumento sostitutivo del Parlamento dice una stupidaggine. Però magari per comporre il Consiglio superiore della magistratura sarebbe meglio un sorteggio tra persone qualificate che l’elezione di magistrati politicanti in cerca di voti per la propria fazione. La riforma della democrazia deve essere realizzata, sì, ma senza buttare via il bambino con l’acqua sporca. Più si dà ai cittadini la possibilità di partecipare, più c’è conoscenza e informazione, migliore sarà la qualità delle decisioni pubbliche.
Come vede l’attuale situazione politica? C’è la possibilità di un dialogo tra i Radicali e chi sta al governo?
Bisogna sempre provare a dialogare. Anche sui temi apparentemente più indigeribili e impopolari, come il carcere, la giustizia. Oggi vanni di moda frasi come “Bisogna buttare via la chiave”, “Deve marcire in galera”, che sono il risultato di uno Stato che non è stato in grado di rispettare il diritto. Quando la giustizia non funziona, quando ci sono 10 milioni di processi pendenti nel nostro Paese, quando bisogna aspettare 6-7 anni per una pronuncia definitiva, la reazione della gente è di chiusura. In una situazione così, quando si trova la prima testa da tagliare, il problema sembra in parte risolto. L’alternativa è quella della non violenza, del dialogo, anche della disobbedienza civile. Oggi il Parlamento è obbligato dalla Corte Costituzionale a discutere dell’eutanasia per il coraggio di Dj Fabo, di Fabiano Antoniani che ha deciso di agire pubblicamente per cercare l’assistenza medica alla morte volontaria in Svizzera. E perché c’è stata la disobbedienza civile con la quale mi sono assunto la responsabilità di un reato che è punito in Italia con una pena che va da da cinque a 12 anni. Il Parlamento ha così approvato la legge sul testamento biologico anche se i boss dei partiti non volevano. Quando la politica è ferma, invece di limitarsi a inveire contro il governo oppure di sostenerlo con la litania insopportabile di chi dà la colpa a quelli che c’erano prima, i cittadini dovrebbero attivarsi direttamente. Partendo dai singoli casi, quelli che coinvolgono le singole persone, per andare al cuore della politica. A Napoli parleremo anche di tasse troppo alte, di lavoro precario, di assenza di democrazia e della necessità di trasformare le esigenze e le urgenze dei singoli in iniziative, proposte politiche che possono essere delibere di iniziativa popolare al Comune o alla Regione o addirittura proposte su scala europea, per il rispetto dei diritti civili e politici. Senza aspettare i partiti. Dobbiamo liberarci da questa rissa quotidiana, da questa pantomima di governo, con la Lega e i Cinque Stelle che ogni giorno litigano o fanno finta di litigare per potere occupare la scena politica. Sono risse verbali che hanno un impatto nullo sulla vita delle persone. E che devono trovare un’alternativa nella politica organizzata dal basso, che affronti i problemi delle persone aumentando gli spazi di libertà. Facendo rispettare le regole che già ci sarebbero ma non vengono fatte rispettare.