Fascismo, Tajani replica: “Che c’entra Matteotti? Parlavo di strade”

Il presidente del Parlamento europeo chiarisce le dichiarazioni che hanno fatto scalpore

Foto LaPresse / Federico Guberti nella foto il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani

ROMA “Cose buone per le infrastrutture, non per le persone. Mi dispiace che non si sia capito. Mi dispiace. Come lo devo dire?”. Lo dice Antonio Tajani in un’intervista a ‘Repubblica’. “Più che scusarmi… Ma non posso ritrattare – aggiunge. I politici hanno il dovere di dire la verità. Soprattutto adesso. Senza verità come lo sconfiggiamo il populismo? E io ho precisato: il mio era un giudizio storico, quello che danno gli studiosi”. ‘Ha fatto anche cose buone’ è il giudizio che i nostalgici danno di Mussolini. “Chi mi conosce sa come la penso. Io sono antifascista, il fascismo è morto e sepolto e io non sono mai stato fascista”.

Il delitto Matteotti e la morte della democrazia

Non è gravissimo mettere fra parentesi il delitto Matteotti? “Ho sbagliato con l’italiano forse. Avrei dovuto dire “per non parlare del delitto Matteotti”. È più forte, suona meglio come condanna. Perché quello è l’omicidio-chiave del fascismo, il momento in cui finisce la democrazia”.

Accuse di fascismo, la replica di Tajani

“Ho detto che era un regime orrendo. Dove ho sbagliato, me lo dica lei?”, insiste Tajani. A parlare di cose buone rispetto a una dittatura. “Lo ripeto, mi riferivo solo alle infrastrutture, alle strade, alle bonifiche, agli impianti sportivi. Non ho mai pensato a azioni positive per le persone, per i cittadini, per i loro diritti”. Allora è stato male interpretato? «Beh sì. Tutto nasce dall’interpretazione perché non ho mai difeso il fascismo. Ho solo espresso un giudizio storico”. La richiesta di dimissioni è un attacco politico? “Oggi posso solo chiedere scusa. Non è il momento di reagire agli attacchi”, conclude.

(LaPresse)

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