Invalsi alla Maturità e ‘scuola-lavoro’: il Ministro ci ripensi

Con l’ultima circolare emanata, il Miur anticipa le “nuove regole” dell’esame

Ogni ministro che si rispetti vuole mettere una “sua” ciliegina sullo svolgimento degli esami di maturità. A quanto sembra neanche il ministro Lorenzo Fioramonti è immune da questo vezzo. Con l’ultima circolare emanata, il Miur anticipa le “nuove regole” dell’esame. Si prevede il ripristino della traccia di storia tra quelle proposte per la prova di italiano. Si ridefiniscono le procedure del colloquio, abolendo le tanto discusse “buste”. Il recepimento di questi suggerimenti, venuti un po’ da parte di tutti, è sicuramente un fatto positivo che accogliamo con rispetto e buon umore.

C’è da preoccuparsi però su tutto il resto: la circolare, difatti, conferma che a partire dal 2020 i requisiti per l’ammissione all’esame saranno sia l’aver svolto le prove Invalsi, sia aver partecipato alle attività di alternanza scuola-lavoro (ora si chiamano Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, Pcto). Sono due questioni sulle quali l’intero mondo della scuola e anche molte forze politiche si stanno esprimendo con forte contrarietà.Così come espresso in un documento del dipartimento Scuola, Università, Ricerca di Articolo 1-mdp (uno dei partiti che costituisce il gruppo Leu e partecipa al governo con Roberto Speranza), credo che la contrarietà di gran parte del mondo della scuola e dei pedagogisti non riguardi il rifiuto da parte del sistema scolastico di essere sottoposto a valutazione. Il meccanismo delle prove Invalsi applica alla scuola una filosofia aziendalista, in cui si controllano i pezzi prodotti per individuare difetti nelle linee di produzione.

Il senso delle prove Invalsi dovrebbe essere quello di diventare strumento di studio e ricerca sulla padronanza di conoscenze di base tra le scuole del territorio, per intervenire laddove si individuino carenze e ritardi. Non per punire o stilare classifiche che, spesso e volentieri, non ci parlano del livello di istruzione dei nostri giovani. Non è un caso che alcuni paventino una stretta connessione tra test Invalsi, che potrebbero stabilire i Livelli Base degli apprendimenti, sedicenti standard delle competenze, ed i Lep, di cui tanto si parla in questi mesi.Le attività dei Pcto sono state anch’esse oggetto di contrasto nel mondo dell’istruzione, già drasticamente ridimensionate anche dal precedente ministro Marco Bussetti. Invece di inserire tali attività nell’esame di stato sarebbe opportuno ripensare ed armonizzare l’intera questione delle diverse attività trasversali (Pcto, Cittadinanza e Costituzione). Insieme con Articolo 1-mdp, insieme con i sindacati della scuola, ritengo sia cosa saggia (ed a mio modo di vedere inderogabile) disporre un ulteriore differimento della entrata in vigore delle norme sui requisiti di ammissione all’esame di maturità previsti dalla circolare, in attesa di una loro definitiva cancellazione. Aprendo, sul tema della scuola e dell’istruzione di questo Paese, un grande dibattito che coinvolga tutti.

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