GERUSALEMME – Con circa il 90% delle schede scrutinate, il partito Likud di Benjamin Netanyahu e i suoi alleati ultraortodossi e di estrema destra non sembrano aver raggiunto la maggioranza dei 61 seggi alla Knesset – il Parlamento monocamerale israeliano – necessari per la formazione del governo, neanche con il contributo del partito Yamina di Naftali Bennett. E lo stesso vale per il blocco dell’opposizione guidato da Yair Lapid. A meno che qualche partito non decida di cambiare parte, entrambi i blocchi avrebbero bisogno del sostegno del partito Ra’am, guidato da Mansour Abbas. A differenza di altri leader arabi, Abbas non ha escluso la possibilità di lavorare con il Likud o con altri partiti di destra se questo può portare un guadagno per la comunità araba, che deve affrontare discriminazioni diffuse e povertà crescente in mezzo alla pandemia di coronavirus. Per Netanyahu si tratta di una strana situazione visto che è salito al potere rifiutando il compromesso con i palestinesi e ha usato la retorica razzista nelle campagne passate considerando la minoranza araba del Paese come una colonna di simpatizzanti dei terroristi.
LaPresse
Israele, Netanyahu senza maggioranza: decisivo l’appoggio del partito islamista
Con circa il 90% delle schede scrutinate, il partito Likud di Benjamin Netanyahu e i suoi alleati ultraortodossi e di estrema destra non sembrano aver raggiunto la maggioranza dei 61 seggi alla Knesset - il Parlamento monocamerale israeliano - necessari per la formazione del governo, neanche con il contributo del partito Yamina di Naftali Bennett.