Covid, Costa: “Povertà sanitaria sia al centro del Recovery Plan”

"In Italia, le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni. Un dato in crescita di 335mila unità nel solo 2020. In questo contesto, si registra, e purtroppo si conferma, un’ulteriore preoccupante realtà: più del 30% delle famiglie in condizioni di povertà è stato costretto a rinunciare a visite mediche e accertamenti periodici di carattere preventivo".

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

ROMA – “In Italia, le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni. Un dato in crescita di 335mila unità nel solo 2020. In questo contesto, si registra, e purtroppo si conferma, un’ulteriore preoccupante realtà: più del 30% delle famiglie in condizioni di povertà è stato costretto a rinunciare a visite mediche e accertamenti periodici di carattere preventivo. Il fenomeno della povertà sanitaria è una piaga del nostro tempo, che si è acuita ancor più nell’ultimo anno, a causa della crisi economica generata dalla pandemia, come ha ricordato anche il Presidente della CEI, il Cardinale Bassetti. Dobbiamo assicurare alle persone fragili e che riversano in condizioni di indigenza una protezione, un sostegno, anche e soprattutto dal punto di vista sanitario. Ruolo chiave in questa sfida è ricoperto dalle associazioni del terzo settore, che da anni sono attive in tutta Italia”. È quanto dichiara in una nota il Sottosegretario di Stato alla Salute ed esponente di Noi con l’Italia, Andrea Costa.

“Nell’ultimo anno – prosegue il Sottosegretario – oltre 400mila persone non hanno potuto acquistare i medicinali di cui avevano bisogno per ragioni economiche. Il nostro compito consiste nel garantire a tutti i cittadini l’accesso alle cure e alle terapie farmacologiche, rimuovendo ogni ostacolo che impedisca l’esercizio di questo diritto. Ciò dovrà diventare centrale nelle politiche del Ministero della Salute ma soprattutto dovrà rappresentare uno dei pilastri del Recovery Plan. Le attività di contrasto alla povertà sanitaria delle associazioni del terzo settore sono e saranno fondamentali. Rappresentano un capitale prezioso di assistenza che può ottimamente affiancare e sostenere il Sistema Sanitario Nazionale. Ritengo quindi decisivo rafforzare e consolidare questa rete di solidarietà composta da circa 1.800 enti, che conoscono le problematiche dei diversi territori e sanno come intervenire efficacemente per rispondere ai bisogni della popolazione fragile. Prevedere lo stanziamento di risorse nel ‘Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza’ per favorire l’integrazione tra il nostro Sistema Sanitario e quello Solidale permetterebbe di valorizzare i principi di medicina di prossimità ed economia civile, ponendo le basi per far sì che queste realtà diventino un pilastro sempre più solido del modello universalistico del nostro sistema sanitario.

“I dati parlano chiaro, non possiamo più rimandare. L’attuale fase storica ha aggravato le condizioni delle famiglie indigenti e diminuito la loro capacità di spesa anche in ambito sanitario. Molti cittadini, infatti, possono permettersi una spesa sanitaria pro-capite pari ad un sesto di quella dei soggetti non poveri. Questo non è sostenibile. Rafforzando e strutturando il modello di partenariato con le organizzazioni comunitarie di prossimità, lo Stato potrà rispondere ai bisogni dei cittadini indigenti non completamente coperti dal SSN stesso, ampliare la capacità di prevenzione della salute e sviluppare sistemi di condivisione delle informazioni, raggiungendo le fasce della popolazione non facilmente tracciabili. Abbiamo il dovere di creare i presupposti per rispondere con forza ed efficacia alla questione della povertà sanitaria, così da restituire dignità a tanti cittadini”, conclude Andrea Costa.

LaPresse

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