Istat: mai così pochi nati dall’Unità d’Italia. Il Covid ‘cancella’ una città come Firenze

Dall’inizio della crisi sanitaria (marzo 2020) a fine anno si è osservato un eccesso di morti del 21% rispetto alla media dello stesso periodo dell’ultimo quinquennio

photo lapresse/stefano cavicchi

MILANO – Il Covid cancella in Italia 384mila residenti. Come se fosse sparita una città grande quanto Firenze. Nel report sull’andamento demografico nel nostro Paese nel 2020, l’Istat scatta l’istantanea del terremoto causato dalla pandemia da coronavirus. Nel 2020, l’Italia tocca un nuovo record negativo di nascite: sono 404mila i bambini nati, 16mila in meno rispetto al 2019 (-3,8%). Mai così poche nascite, certifica l’Istat, dall’Unità d’Italia. Di contro, i decessi sono stati 746.146, il dato più alto dal secondo dopoguerra.

Il crollo delle nascite

Il nuovo record di poche nascite (404 mila) e l’elevato numero di decessi (746 mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il Paese, con un aumento rispetto alla media 2015-2019 di oltre 100mila unità (+15,6%). Dall’inizio della crisi sanitaria (marzo 2020) a fine anno si è osservato un eccesso di morti del 21% rispetto alla media dello stesso periodo dell’ultimo quinquennio. I decessi Covid-19 sono stati quasi 76 mila, il 10,2% dei decessi totali a livello medio nazionale (il 70% dell’eccesso complessivo). Il Nord, con il 14,5% sul totale dei morti, registra il maggior peso percentuale, il doppio rispetto al Centro (6,8%) e al Mezzogiorno. E a pagare il prezzo più alto, in termini di decessi, è la Lombardia che segna un +111.8%.

Il bilancio tra nati e morti

Il deficit di ‘sostituzione naturale’ tra nati e morti (saldo naturale) nel 2020 raggiunge -342mila unità, valore inferiore, dall’Unità d’Italia, solo a quello record del 1918 (-648mila), quando l’epidemia di ‘spagnola’ contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quell’anno.

Il declino demografico

Il declino demografico avviatosi dal 2015 è stato, dunque, accentuato dagli effetti dell’epidemia Covid-19. E mentre la Lombardia sperimenta il bilancio più pesante in termini di decessi nel 2020, per tutte le altre regioni del Nord l’incremento dei morti del periodo marzo-maggio è compreso tra il 42% e il 53%. Solamente il Veneto e il Friuli Venezia Giulia si distinguono per un surplus di decessi più contenuto (rispettivamente +19,4% e +9,0%). Al Centro spiccano le Marche che, con il +27,7% di eccesso di morti, si discostano in modo rilevante dall’incremento medio della ripartizione (+8,1%). Nel Mezzogiorno solo l’Abruzzo e la Puglia (+11,6% entrambe) fanno rilevare valori al di sopra di quello medio dell’intera area (+5,1%).

(LaPresse/di Laura Pirone)

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