Istat, nel 2021 Pil al 6,6% e debito al 150,4%: a febbraio corsa inflazione al 5,7%

Marzo si apre all'insegna della crescita. Se da un lato c'è quella del Pil, confermata al 6,6% nel 2021, un dato "eccezionale", dall'altro c'è il dato dell'inflazione di febbraio, che corre al 5,7%.

MILANO – Marzo si apre all’insegna della crescita. Se da un lato c’è quella del Pil, confermata al 6,6% nel 2021, un dato “eccezionale”, dall’altro c’è il dato dell’inflazione di febbraio, che corre al 5,7%. A ridursi invece il rapporto tra deficit e Pil, che nell’anno concluso è stato del 7,2% contro il 9,6% del primo anno di pandemia, e il debito pubblico, che diminuisce al 150,4%. Il quadro dell’Istat ha raccolto la soddisfazione dai banchi dell’esecutivo, mentre le associazioni di consumatori ed esercenti lanciano l’allarme sulla corsa dei prezzi.

L’aumento del Pil è stato del 6,6% in volume, e del 7,5% ai prezzi di mercato, pari a 1.781.221 milioni di euro correnti. Per Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione, “il 2021 è stato un anno eccezionale per l’economia italiana, con crescita del Pil e saldi di finanza pubblica migliori di ogni previsione”.

Dal lato della domanda interna nel 2021 Istat ha registrato, in termini di volume, un incremento del 17,0% degli investimenti fissi lordi e del 4,1% dei consumi finali nazionali. I flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono saliti del 13,3% e le importazioni del 14,5%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla dinamica del Pil per 6,2 punti percentuali. L’apporto della domanda estera netta è stato di 0,2 punti e quello della variazione delle scorte ugualmente di 0,2 punti. “Tutto questo si riflette positivamente anche sulla dinamica del debito pubblico, che viene stimato al 150,4% del Pil, anche in questo caso un valore nettamente migliore rispetto alle stime Nadef (153,5%)”, aggiunge Brunetta.

Il saldo primario, inteso come indebitamento netto meno la spesa per interessi, misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,6%, in diminuzione dal -6,1% nel 2020. Cresce ancora la pressione fiscale, in aumento dello 0,6% al 43,4%: a pesare la maggior crescita delle entrate fiscali e contributive (+9%) rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (+7,5%). L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -7,2 %, a fronte del -9,6 % nel 2020.

A crescere è anche l’inflazione, che a febbraio raggiunge il 5,7% su base annua, secondo quanto registra l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC). Anche a febbraio l’accelerazione su base annua è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici non regolamentati, con una crescita che passala cui crescita passa dal 38,6% di gennaio al 45,9%. La componente regolamentata raddoppia con una crescita del 94,4%, dopo il 94,6% rilevato a febbraio.

“Dopo il tragico 2020, dunque, è tornato l’ottimismo – afferma Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie – le imprese hanno ripreso a correre, le famiglie a consumare. L’economia reale ha reagito bene allo shock causato dalla pandemia, e il nostro governo ha costruito una cornice legislativa – fatta da aiuti e stimoli allo sviluppo – che alla prova dei fatti si è dimostrata giusta”. L’Ufficio studi di Confcommercio ritiene che l’inflazione potrebbe non essere “un fenomeno non transitorio”, mentre secondo Confesercenti “siamo in una fase molto critica con la conferma dell’avanzata dell’inflazione; di fronte c’è il rischio di perdere 4 miliardi di consumi”, sottolineando “la fase molto critica sul fronte dei prezzi dell’energia”. Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, lancia l’allarme: “Da 27 anni non si registrava in Italia una inflazione così elevata”.

LaPresse

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