MILANO (AWE/LaPresse) – Dopo tre mesi consecutivi di crescita, che lo avevano portato al massimo storico, il debito pubblico italiano finalmente fa un passo indietro. A giugno, segnala la Banca d’Italia, il dato è sceso di 4,1 miliardi di euro, portandosi a 2.323,2 miliardi di euro dai precedenti 2.327,2 miliardi.
Si riduce il debito pubblico
Una diminuzione frutto della riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro – scese di 9,2 miliardi – che ha più che compensato il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (3,8 miliardi), gli scarti e i premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e la variazione dei tassi di cambio hanno complessivamente incrementato il debito di 1,3 miliardi.
E’ ancora allarme spread
Se questa è la buona notizia di giornata, per quanto riguarda l’indebitamento del Paese, quella cattiva è che i costi del rifinanziamento non accennano a calare in modo significativo. Tradotto: lo spread tra Btp e Bund rimane ancora sui livelli di allarme, col rendimento del decennale italiano che resta sopra il 3,1%. Nello specifico, il differenziale tra titoli italiani e tedeschi si è attestato a quota 282,2 punti base, col rendimento al 3,12%. Cifre che mantengono alta la pressione in Borsa sui titoli del comparto bancario. Tra le chiusure peggiori di giornata sul Ftse Mib si segnalano quelle di Ubi Banca, che ha perso il 3,53%, e di Banco Bpm, in flessione del 2,95%.
Il bilancio di Bankitalia
Un altro dato interessante che emerge dall’informativa diffusa oggi da Bankitalia, sempre restando in tema di debito, è quello relativo al possesso di titoli da parte degli investitori stranieri. A maggio, mese particolarmente caldo proprio dal punto di vista dello spread, i titoli del debito delle amministrazioni pubbliche detenuti dai non residenti avevano un valore complessivo di 698,61 miliardi sui 2.327 miliardi del debito stesso. Ad aprile il dato si attestava a 722,14 miliardi su 2.312 miliardi di debito. Un calo evidente, anche se il valore assoluto non risulta comunque il più basso dell’anno. A gennaio era pari a 691,69 miliardi e a febbraio a 688,85 miliardi, prima che salisse a 712,14 miliardi a marzo.