La guerra di Ponticelli, da San Giovanni le bombe della faida

Le indagini sugli ordigni contro i De Martino XX: individuato il nome del fornitore. Il profilo di un venditore unico di armi per tutti i clan tratteggiato dai collaboratori di giustizia

NAPOLI – Quando si è iniziato a parlare di faida di Ponticelli, gli inquirenti hanno immediatamente specificato un particolare. Da una parte ci sono i De Martino-De Micco, dall’altra ci sono invece i De Luca Bossa-Casella-Minichini, federati con gli Aprea-Cuccaro di Barra, alleati con i Rinaldi-Reale-Formicola di San Giovanni a Teduccio. Alle loro spalle la cupola della cosiddetta Alleanza di Secondigliano fondata dai Licciardi della Masseria Cardone, dai Contini del Vasto, dell’Arenaccia e di Poggioreale e dai Mallardo di Giugliano.

Un’analisi che demanda a una visione più ampia degli assetti malavitosi e mette in una nuova luce la lettura di una guerra, quella di Ponticelli che non si manifesta circostanziata nel quartiere, ma che potrebbe avere confini meno definiti e più ampi. Lo spiegano gli investigatori che sospettano che chi sta combattendo la ‘faida delle bombe’ potrebbe avere appoggi militari da altre zone. In particolare da San Giovanni a Teduccio, quartiere limitrofo a quello di Ponticelli e logisticamente più vicino da raggiungere. C’è di più. E’ da lì che potrebbero provenire gli ordigni che sono stati utilizzati nello scontro con i De Martino e che hanno portato all’arresto di tre uomini dei De Luca Bossa, tra cui i ras Luca La Penna e Luigi Austero.

Gaetano Nunziato è un ex esponente dei Formicola che ha deciso di collaboratore con la giustizia. In uno dei suoi verbali gli fu chiesto chi fosse il fornitore del suo gruppo. Nunziato fece il nome e disse che era fornitore di armi per il clan Formicola-Rinaldi (espressione dell’Alleanza di Secondigliano e quindi anche dei De Luca Bossa-Minichini-Casella-Aprea-Cuccaro) ma anche per il clan Mazzarella, ovvero per il gruppo nemico. Un professionista senza bandiera, quindi, che si muoveva per soldi. “Il nostro fornitore di armi diede la pistola per uccidere Amendola e tutte le pistole sia al clan Rinaldi che a noi Formicola. Anche le munizioni. Anche mitra e bombe”.

Così Umberto D’Amico, che poi specificò: “Quando ha qualcosa da vendere viene da noi e ci fa il prezzo. Per la sparatoria ci siamo fatti portare due scatole di munizioni, uno per la 9X21 e l’altro per la 7,65. La prima arma è quella utilizzata per l’omicidio di Vincenzo Amendola. Le munizioni le pagammo 150 euro”. Quel fornitore fu poi identificato in Salvatore Soropago, ucciso in un agguato nel 2018, indicato da D’Amico come “l’armiere dì tutti i clan”.

“Tornando alle armi – ha aggiunto il pentito – voglio riferire che le bombe rinvenute in via Nuova Villa 157 ci sono state fornite da […]”. Il nome all’interno del verbale è omissato. Su quel soggetto sono in corso indagini che potrebbero avere uno sbocco importante. “Gli abbiamo versato 500 euro per ciascuna bomba” specificò Nunziato. Chi c’è dietro quegli “omissis”? Considerando la vicinanza territoriale e la pratica di vendere armi a qualunque clan, ci possono essere legami con le bombe di Ponticelli? Gli inquirenti ritengono che ci sia un fornitore unico dal quale vengono recuperati gli ordigni.

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