Il comandante Gregorio De Falco dice che nel Movimento 5 Stelle c’è un problema di democrazia. Che nemmeno i vertici politici possono mettere parola su determinati argomenti. E che la piattaforma Rousseau viene utilizzata come paravento solo quando serve, come nel caso Diciotti. E’ assurdo come certe dichiarazioni, soprattutto quando provengono da chi sa di cosa parla per esperienza personale, passino quasi inosservate.
Da millenni gli uomini, da Aristotele a Condorcet, meditano su come evitare che i cittadini vengano alle armi nella risoluzione delle controversie individuali, ma anche su come impedire che il potere si concentri nelle mani di pochi individui. Sulla reale capacità delle masse di perseguire spontaneamente il bene collettivo, sui pregi e i difetti della democrazia rappresentativa e di quella diretta. Oggi sembra che tutto questo sforzo sia stato solo una perdita di tempo.
La rivoluzione democratica grillina
I grillini ci offrono una soluzione gratuita e alla portata di tutti. Basta iscriversi a una piattaforma online gestita da una società privata ed esprimere il proprio voto quando si viene interpellati. Possiamo fidarci, nessuno manometterà il risultato finale. La scelta tra quando interpellarci e quando no viene fatta tenendo conto solo del nostro interesse. Non fa niente se pochissimi si iscrivono per votare.
Nel 2005 Romano Prodi divenne il leader del centrosinistra con 3.182.000 voti. Nel 2013 Luigi Di Maio è stato scelto come candidato premier con 30.936 voti. E dicono di essere quelli che hanno restituito il potere al popolo. Questo perché, con il voto diretto sul blog, chiunque avrebbe finalmente la possibilità di partecipare alla gestione della cosa pubblica.
La casalinga di Treviso
Già nel 1981, nel film “Sogni d’Oro”, Nanni Moretti scherzava sulla società qualunquista, che insegue ossessivamente l’approvazione della casalinga di Treviso, del pastore abruzzese o del bracciante lucano. Il metodo del governo, oggi, è proprio quello. Dai pugni alzati ai cartelli colorati esibiti nelle aule istituzionali. E’ tutto un ammiccare ai “follower”. Ma non si limitano a questo.
In un Paese afflitto da una piaga su tutte, l’ignoranza (dovuta a una serie di fattori tra i quali l’impoverimento dell’istruzione pubblica, la vittoria della tv commerciale nella guerra dei palinsesti, il clientelismo, la corruzione e il nepotismo nei meccanismi di selezione che in teoria dovrebbero esser basati sul merito), i registi del Movimento 5 Stelle hanno ampi margini di manovra.
Il mito politico umile ma onesto
Possono indurre “la gente” a credere di poter governare direttamente, senza l’intermediazione della politica. Di potersi informare direttamente dalla politica, senza l’intermediazione dei giornalisti. Il contadino di Poggio Versezio può gestire il problema della disoccupazione meglio di un tecnico. Perché è umile ma onesto, come la casa della Madonna di Troisi e la sua onestà è l’unica cosa che conta.
E non solo è capace di indicare la soluzione di ogni problema meglio e prima di quei poveri imbecilli che hanno sprecato una vita a studiarlo. E’ anche in grado di elaborare le strategie più efficaci per realizzarla e di dirigere la macchina burocratica in maniera efficiente. Quindi non solo può e deve votare su questioni spinose come l’immunità parlamentare di Salvini, ma può anche diventare ministro del Lavoro.