Da più di un anno e mezzo la guerra provoca morte e distruzione in Terra Santa. Vivo da 36 anni in questa terra benedetta che ha attraversato lunghi periodi di conflitti e di tensioni, ma non ho mai visto tanto odio e tanta violenza. Dal 7 ottobre 2023, la Terra Santa soffre. È una sofferenza che coinvolge tutti: israeliani e palestinesi, ebrei, musulmani, cristiani; tutti soffrono, tutti stanno male. 150.000 persone, fra morti e feriti, è il tragico bilancio della guerra a Gaza. Fra loro il 70 per cento sono bambini, donne, anziani, disabili. A Gaza manca tutto: cibo, acqua, elettricità, farmaci.
La morte è visibile, si tocca con mano. Case, ospedali, scuole, luoghi di culto sono stati distrutti e non sappiamo chi sia ancora sotto le macerie. Si muore per il freddo e la morte è arrivata l’estate scorsa per il caldo. Si muore per il mancato arrivo di aiuti umanitari, si muore per la mancanza di cure e per gli ospedali distrutti, si muore soli per strada per l’impossibilità di essere raggiunti e salvati. La guerra si è dilatata nel tempo e si è allargata da sud a nord. La Cisgiordania e Gerusalemme, da sempre zone di conflitti e di tensioni, subiscono ulteriori limitazioni e disagi a causa della crescente situazione di guerra.
Non manca il pane, ma manca la possibilità di comprarlo. I cristiani locali impegnati nel settore del turismo religioso hanno perso il lavoro a causa della mancanza di pellegrini. Sono Vicario della Custodia di Terra Santa e da 800 i Francescani sono presenti in questa terra per custodire i Luoghi Santi e le Pietre vive che li abitano. Offriamo lavoro, istruzione, alloggio e altri sostegni a necessità che, con la guerra, sono aumentate. Diventa sempre più difficile aiutare e sostenere, ma dobbiamo impedire che, a causa della mancanza di lavoro, tante famiglie cristiane lascino la Terra Santa, terra dei loro avi e della loro fede, per espatriare in nazioni più sicure per il futuro dei propri figli. Gerusalemme e Betlemme sono diventate tristi e grigie, in alcuni momenti sono vuote.
In altri periodi difficili e complicati, come le due intifada e l’Assedio della Natività del 2002, la Città Santa e la Città dove è nato il Principe della Pace non avevano perso la speranza che potesse tornare la serenità e la convivenza pacifica fra i popoli. Sta venendo meno la speranza anche a causa dell’allargarsi del conflitto a nord di Israele, ai confini con il Libano, con lo scambio continuo di missili e di attacchi con Hezbollah e con la minaccia di una guerra devastante in tutto il Medio Oriente.
Sono direttore delle 18 scuole della Custodia di Terra Santa frequentate da bambini e ragazzi di religioni diverse e provenienti da diverse realtà. Tutti insieme recitano, prima dell’inizio delle lezioni, la preghiera semplice di San Francesco: “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace.” La recitano con il cuore pieno di speranza e con il pensiero ai tanti bambini e ragazzi che sono morti a causa dell’odio e ai quali sono stati spezzati i sogni in un futuro di pace.
Vi chiedo di pregare per la pace e di non lasciare soli chi spera contro ogni speranza: è stato uno dei frequenti appelli di Papa Francesco e ripreso da Papa Leone XIV, che hanno definito la guerra una sconfitta. Aggiungo: la guerra è uno scandalo! La mancanza di rispetto per la vita umana è una vergogna per l’umanità intera! Pregate per noi e con noi perché la pace è possibile.
Ibrahim Faltas, Vicario custodiale in Terra Santa