L’aeroporto di Cosentino

I cittadini della provincia di Caserta possono lamentarsi (legittimamente) di un sacco di cose, ma di una in particolare, hanno ben donde di dolersi: la “presenza” di una classe dirigente (di livello locale ma anche nazionale) di basso spessore politico e di nessuna capacità di incidere laddove si decidono progetti e finanziamenti di grandi dimensioni.

Una subalternità assoluta che sfiora la condizione servile nei riguardi di coloro che hanno in mano le redini dei partiti e delle istituzioni sovra provinciali. Su queste stesse colonne abbiamo proposto che si elaborasse un’intesa trasversale tra gli eletti ai vari livelli sulla base di pochi ed importanti obiettivi da raggiungere per la Terra di Lavoro.

Tra queste la realizzazione della Caserta-Benevento, il completamento del Policlinico Universitario, il rilancio del litorale Domitio (liberato dalla piaga dei migranti clandestini e dalla delinquenza, con una legge ad hoc tipo “Caivano”), l’Aeroporto Civile di Grazzanise. Tuttavia non una risposta è venuta nel corso degli anni se non l’ennesima mossa propagandistica sull’annunciato completamente dei lavori per il plesso universitario di San Clemente.

Un progetto che fino a quando sarà nella disponibilità e nella responsabilità dell’ateneo, continuerà a giacere immobile. Per la semplice ragione che i “baroni” napoletani in camice bianco non intendono abbandonare le cattedre ed i posti letto del vecchio Primo policlinico di Napoli, nonché le cliniche ove si appoggiano per le lucrative attività private, per trasferirsi ogni giorno all’ombra della Reggia dei Borbone.

Sul versante regionale niente di più consistente sul piano della incidenza politica se non qualche cospicua manciata di euro per i sindaci che sono alla corte del dominus dei consiglieri regionali, Giovanni Zannini il quale incarna, incontrastato, il doroteismo del terzo millennio. Parliamoci chiaro: il governatore De Luca ha ben operato con le liste civiche facendo il “divide et impera” nella nostra provincia: una landa desolata nella quale non alligna un’idea né una progettualità, tantomeno un rapporto che sia in grado di incidere, a livello decisionale, sui tavoli che contano. Ma tant’è.

Quello casertano è un contesto che rende immobile e parassitaria la politica ma anche l’impresa che pure ben potrebbe beneficiare degli investimenti pubblici, e del turismo che ormai è sempre più presente, in maniera massiccia, in Campania. Tuttavia, se gli assi viari sono lontani e i porti non esistono, non resterebbero che i voli charter ed un aeroporto in grado di implementare l’affluenza dei visitatori. Riprendere con decisione la questione dell’Aeroporto di Grazzanise e farne l’hub moderno e recettivo per Napoli e Caserta (con estensioni fino a basso Lazio e Molise) diventa quindi una questione sulla quale si gioca lo sviluppo economico di buona parte della Campania stessa e di non poche province. Che questo aereoporto sia a dieci chilometri da quello di Capodichino e dalla moderna stazione ferroviaria dell’Alta Velocità di Afragola, rappresenta una fortuna che potrebbe valorizzare sia il trasporto aereo che quello ferroviario.

Le classifiche specializzate assegnano a Capodichino un alto indice di rischio perché la pista è corta ed è ubicata praticamente dentro la città, in una conurbazione densamente abitata e già caotica di per se stessa in quanto priva di adeguate aree di sosta e di accesso allo scalo aeroportuale. Perché, ci chiediamo, allora non è mai stata realizzata la trasformazione da uso militare ad uso civile per lo scalo di Grazzanise? Perché non si è iniziato, con un uso “promiscuo “, com’è stato e tuttora è per Capodichino?

I soliti beninformati di turno narrano che l’Amministrazione provinciale di Terra di Lavoro, abbia più volte incontrato, in tempi remoti, il ministero della Difesa proprio per ottenere l’impiego “promiscuo” dell’area di Grazzanise ma che l’ostracismo intentato allora da Antonio Bassolino, nella veste di potente sindaco di Napoli e poi presidente della Regione, abbia vinto su quei buoni propositi.

La mossa del “cacicco” comunista fu fulminea e si concretizzò nell’accordo stipulato con la ditta inglese che prese in carico la gestione dell’aeroporto nonché il suo ampliamento. Gli ostacoli raddoppiarono e sono tuttora esistenti perché un altro cacicco di quello stampo coriaceo, feroce demagogo, come Vincenzo De Luca, ha ben pensato di finanziare un altro aeroporto: quello di Pontecagnano, distante parecchio da Salerno, dove lo “sceriffo” ha casa, neanche buono per il turismo della lontana costa cilentana.

In verità le armi usate contro Grazzanise non furono solo istituzionali e politiche ma anche di bassa lega. Si racconta, per capirci, che sotto la presidenza di Stefano Caldoro il Consiglio regionale si accingeva a finanziare un primo progetto per l’uso comune di Grazzanise, ma che il giorno in cui avrebbe dovuto riunirsi il Consiglio, un giornalone nazionale se ne uscì con il titolo: “Al via l’Aeroporto di Cosentino”, approfittando delle vicissitudini giudiziarie in cui era incappato il noto politico di Casal di Principe. Tanto bastò perché i “coraggiosi” consiglieri si dileguassero disertando l’assise. Risultato: tutto finì nell’ignavia e nella codardia, requisiti che ancora regnano sovrani.

*già parlamentare


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