L’intervista. L’appello di Sasso per il centrosinistra: “I senior non riescono, uniamoci noi”

Il presidente nazionale di Mgs lancia la mobilitazione: “Nessuno abbraccia la causa ambientalista”

I giovani tentano quello che ai ‘senior’ proprio non riesce. L’appello “Diamo l’esempio. Una generazione per l’Italia”, lanciato dal presidente nazionale del Movimento Giovanile della Sinistra, federazione trasversale ai partiti con un zoccolo duro di militanti di Articolo 1, è stato accolto con favore da dieci federazioni regionali dei Giovani Democratici, tra cui i Gd campani guidati dal casertano Pasquale Stellato. Tommaso Sasso, studente 22enne di Roma, ci spiega i perimetri dell’appello e gli intenti condivisi con i giovani del Pd e non solo: “Mettere assieme le forze in un appuntamento rifondativo generazionale. Decine di associazioni giovanili civiche e studentesche hanno fatto pervenire la propria disponibilità. Sorprendente anche la risposta da parte dei giovani del Partito Democratico, tra cui si è innescato negli ultimi giorni un effetto domino”.

Sasso, il suo appello ha fatto il giro dello stivale registrando l’adesione di diverse federazioni regionali dei Gd. Di che si tratta?

Non da ieri, ritengo che i soggetti politici esistenti non siano attrezzati per organizzare il conflitto attorno alle battaglie necessarie a sconfiggere i demoni del nostro tempo. Disoccupazione, povertà, sfiducia, regressione nelle relazioni sociali. È una considerazione che vale anche sul piano generazionale. Con il mio appello, ho voluto dire: diamo l’esempio, siano i tanti tra noi che non si rassegnano allo stato di cose presenti a muovere i primi passi.  

Chi deve considerarsi destinatario dell’appello, oltre ai Giovani Democratici?

Dobbiamo ambire a qualcosa in più di un accordo tra organizzazioni giovanili. Non si contano le realtà generazionali locali, impegnate nei campi più disparati, che ci esortano a non fermarci. Quanto ai Gd, sono la più grande organizzazione del Paese, la cui partecipazione è fondamentale. La generosità di cui stanno dando prova regione per regione fa bene al cuore. Per averne esempio, è sufficiente leggere il comunicato dei Giovani Democratici della Campania.

Un critica: il tema sembra essere sempre lo stesso: ‘Rifondare la sinistra’. Fuori dalla retorica della semplice unità nel concreto da dove ripartire per fondare una sinistra nuova?

Dal fallimento del modello di sviluppo odierno. Prenda l’imponente mobilitazione ambientalista di queste settimane. Ad oggi quale forza politica risponde con parole di verità? Nessuna. Eppure dire che salvare il pianeta senza mettere mano a questo capitalismo sia impossibile dovrebbe essere il nostro mestiere.

La sensazione è che voi giovani insieme a grosse fette di elettorato di centrosinistra, abbiate capito più dei dirigenti di Pd, Articolo 1, Si la drammaticità del momento. E’ così?

La nostra è una generazione cresciuta nella sconfitta, ben oltre la dimensione strettamente elettorale. Per questo, ha una naturale capacità di reazione superiore ai nostri padri. È inevitabile che ciò si traduca in maggiore determinazione a rompere schemi vecchi e incancreniti, a prendere l’iniziativa. E questo fa bene a noi e alla sinistra tutta. 

Il suo appello ha attecchito, come dicevamo, più nella base che tra i ‘senior’. Che fare?

Se e quanto attecchirà anche tra i senior, dipende in parte da tutti noi. Dobbiamo riabituarci alla battaglia politica, e ciò prevede l’ambizione a guidare i processi, senza chiedere il permesso scritto a chicchessia. Penso che chi oggi ha responsabilità politiche di primo piano nel nostro campo abbia l’intelligenza di comprenderlo e apprezzarlo. 

E’ un processo politico complesso e rischia di trasformarsi in una semplice fusione dopo la ‘scissione’. Un rischio che volete scongiurare?

Quale che sia il livello in questione, generazionale o generale, il tema credo si ponga in questi termini. Oltre che sulla pluralità dei soggetti coinvolti, è sulla capacità di costruire una proposta politica che si misureranno l’efficacia e l’utilità di quel che faremo. Ad oggi manca uno sguardo sul mondo, oltre che un’idea chiara delle prospettive italiane in Europa e nel bacino mediterraneo. Che ruolo si dà l’Italia in questa epocale transizione? Quando, velatamente, ci chiedono che senso ancora abbia l’Italia, che risposta diamo? E badi che a chiederlo non è un gruppetto di sovversivi, ma il governo della Repubblica, nell’atto stesso di proporre la vergogna del regionalismo differenziato.

Veniamo a Zingaretti e al Partito Democratico. Può essere lui l’uomo giusto e il Pd il partito centrale per costruire un’alternativa al governo Lega-5 Stelle e al centrodestra unito?

È un uomo impegnato a sanare ferite profonde nel contesto più disastrato di sempre. Solo per questo, andrebbe ringraziato ogni giorno. Se dovessi dirgli qualcosa, suonerebbe come “bene l’unità, ora usciamo dalle secche di una proposta politica vaga”. Noi dobbiamo essere pronti a fare la nostra parte e dare una mano, a sostegno e stimolo di ogni sforzo futuro. Da qui, il progetto politico di cui si parla in questi giorni. 

A Napoli e in Campania ci sono due ostacoli sulla strada dell’Unità. De Magistris sembra voglia giocarsi una partita solitaria. De Luca, governatore Pd uscente ma molto divisivo nel mondo progressista. Come superare dualismi di questo genere?

Alternative all’unità per sconfiggere la destra non ce ne sono. Molto sta nel seguire il giusto metodo. Partiamo dalle ragioni del consenso ai nostri avversari. Costruiamo una risposta all’altezza dei bisogni e delle angosce di chi ha perso riferimenti e speranza. Abbandoniamo ogni timidezza nel proporre soluzioni radicali alla carenza cronica di lavoro degno. Facciamolo, e ci sarà più facile anche superare le nostre divisioni.

 A Napoli e in Campania ci sono due ostacoli sulla strada dell’Unità. De Magistris sembra voglia giocarsi una partita solitaria. De Luca, governatore Pd uscente ma molto divisivo nel mondo progressista. Come superare dualismi di questo genere?

Alternative all’unità per sconfiggere la destra non ce ne sono. Molto sta nel seguire il giusto metodo. Partiamo dalle ragioni del consenso ai nostri avversari. Costruiamo una risposta all’altezza dei bisogni e delle angosce di chi ha perso riferimenti e speranza. Abbandoniamo ogni timidezza nel proporre soluzioni radicali alla carenza cronica di lavoro degno. Facciamolo, e ci sarà più facile anche superare le nostre divisioni.

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