NAPOLI – In questa torrida estate, un alleato contro l’afa e il sudore è l’elettrodomestico più usato nei mesi caldi dell’anno: il climatizzatore. Un grande aiuto per sopportare le ondate di calore che soprattutto quest’anno ci hanno reso difficile svolgere qualsiasi tipo di attività, ma uno strumento che va usato con parsimonia. Non solo perché il suo abuso rischia poi di incidere sulla nostra salute, ma anche e soprattutto perché a rimetterci è il nostro Pianeta. Diversi studi sono già stati avviati su questa materia, spinti dal fatto che il surriscaldamento globale diventa sempre più evidente e per il caldo, purtroppo, soffriremo negli anni ancora e ancora di più.
Secondo un rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2050 saranno in funzione circa 5,6 miliardi di condizionatori in tutto il mondo. Un dato che veicola un allarme: il fabbisogno energetico degli impianti di climatizzazione triplicherà, con un consumo elettrico complessivo equivalente a quello odierno di Europa, Stati Uniti e Giappone. In termini di costi ambientali, stiamo parlando di un sacrificio che il Pianeta non può tollerare.
E’ chiaro che questo fabbisogno aumenterà in maniera tanto urgente perché ad aumentare saranno le temperature, con le ondate di calore ancor più frequenti ed asfissianti.
Ma le cattive notizie, purtroppo, non sono finite qui. Il problema nasce anche dalle tecnologie attualmente utilizzate per il raffrescamento degli ambienti, che fanno uso di combustibili fossili. Esse sono sì in grado di ridurre le temperature all’interno dello spazio fisico in cui ci troviamo, ma al tempo stesso rilasciano calore, aumentando quindi le temperature all’esterno. Un allarme lanciato di recente da Jon Henley, giornalista esperto in cambiamenti climatici, che dalle colonne del noto giornale britannico The Guardian, ha messo in guardia contro l’abuso di climatizzatori ad ultima generazione. Nel dettaglio, il freddo prodotto dalle attuali tecnologie, viene generato mediante processi di refrigerazione a compressione di vapore, utilizzando fluidi refrigeranti, come idrofluorocarburi o HFC, che assorbono e rilasciano calore. Gli HFC (nel 2015 messi al bando in Europa) possono produrre gas serra con un effetto di circa 4.000 volte superiore all’anidride carbonica. Questo processo sta ulteriormente contribuendo al riscaldamento globale. E ci sono già dei dati, anzi una percentuale: 25% in più di caldo già a partire dalla metà del secolo in corso, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Nazionale per la Salute Pubblica e l’Ambiente dei Paesi Bassi. E andando avanti spenderemo sempre più energia per refrigerarci, molta di più di quanta non ne utilizziamo per tenere caldi i nostri ambienti nei mesi invernali. Cosa fare nel nostro piccolo per contrastare questi processi che stanno distruggendo il Pianeta? Innanzitutto evitare il più possibile di accendere l’aria condizionata, e se proprio non se ne può fare a meno, acquistare un modello a zero impatto ambientale e che riduca al massimo il dispendio energetico.
Anche in automobile andrebbe evitato il più possibile l’utilizzo dell’aria condizionata. Vero è che l’abitacolo riscaldato dal sole diventa una gabbia di fuoco, ma basta parcheggiare all’ombra e lasciare i finestrini leggermente abbassati così che l’auto resti fresca anche quando è ferma in sosta. Una pessima abitudine è addirittura quella di lasciare il motore acceso dell’automobile per evitare lo spegnimento del sistema di climatizzazione: un’azione estremamente sbagliata ed irrispettosa dell’ambiente.
Dotarci di strumenti di ventilazione tradizionali aiuterà il nostro organismo a non assuefarsi all’aria condizionata, e a tutelarlo contro i raffreddori.
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