Le coltivazioni a prova di siccità

NAPOLI – Il riscaldamento climatico mette l’umanità davanti a grandi sfide per il futuro. Il tempo per impedire l’irreversibilità dell’aumento della temperatura del pianeta si assottiglia ogni giorno di più. Servirebbero accordi internazionali che mirino a cambiamenti radicali nell’immediato per impedirlo, ma siamo molto lontani da tutto questo. Visti gli obiettivi a lungo termine prefissati dall’Unione europea per il 2030 o il 2035 la transizione ecologica risulta ancora un miraggio. Con l’innalzamento delle temperature, l’umanità dovrà far fronte anche a una progressiva estensione della siccità. Quest’estate l’Italia è stata fortemente colpita da questo fenomeno: le condizioni in cui è ridotto il Po, il fiume più lungo di tutto il Paese, ne è un esempio lampante. Motivo per cui potremmo essere presto chiamati a rivedere il nostro modello di sviluppo e con esso anche l’agricoltura e le nostre abitudini alimentari. La siccità e la carenza di acqua mettono infatti a repentaglio numerosi prodotti agricoli e dunque presto potremmo essere chiamati a rivedere le nostre coltivazioni, privilegiando le coltivazioni erbacee che non richiedono grandi quantità di acqua. Su questo aspetto, una grossa mano potrà darla la scienza, grazie all’approfondimento delle caratteristiche di ogni coltivazione erbacea. Tra quelle più resistenti alla siccità e che non richiedono ingenti quantità di acqua troviamo il frumento duro, l’orzo e l’avena precoce. tra i legumi è preferibile privilegiare le lenticchie, i ceci e le fave rispetto ai piselli e i fagioli. Mentre per l’orticoltura, andranno privilegiati prodotti come le cipolle, l’aglio, le patate e gli spinaci. In merito invece alle piante arboree la vite e l’olivo sono le più resistenti in periodi di siccità. La possibile carenza di acqua che dovremo gestire nei prossimi anni ci mette davanti anche a un’altra sfida: ossia la gestione dell’acqua per l’irrigazione. I lunghi getti d’acqua nei campi diventeranno forse soltanto un ricordo. L’acqua andrà razionata e gestita al meglio, per efficientare l’irrigazione e ridurre gli sprechi. A tal proposito, diversi esperti stanno studiando e applicando diverse tecniche del dry farming (in italiano aridocoltura), ovvero un tipo di agricoltura che pratica un uso più razionale delle limitate risorse idriche disponibili. È utile soprattutto in ambienti aridi dove piove poco e le alte temperature e l’elevata intensità luminosa determinano perdite di acqua importanti. Tre i principi di base a monte del dry farming: ridurre lo spreco di acqua; favorire la disponibilità di acqua attraverso la sistemazione dei suoli e dei terreni agricoli e sviluppare sempre nuove tecniche di irrigazione. Nei prossimi anni potremo non avere più la grande abbondanza di acqua che ha da sempre caratterizzato il nostro Paese (fatta eccezione per alcune regioni) e quindi potrebbe essere un bene implementare e spingere su queste tecniche. La siccità potrebbe presto cambiare le nostre abitudini alimentari e portare a una progressiva riduzione della carne dalla nostra dieta, per il grande consumo di acqua che c’è dietro gli allevamenti.

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