CAPUA – Il patto tra l’ex sindaco Carmine Antropoli, il suo assessore Francesco Cembalo e il capo dell’ufficio tecnico, Francesco Greco, la direzione dei lavori all’ex Campo profughi e la rabbia di Guido Taglialatela. La camorra, stavolta, per i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, non c’entra. Ma, tra il 2015 e il 2016, mentre ‘scavavano’ a Capua per far emergere il presunto accordo politico-mafioso tra amministratori e Casalesi, i militari hanno riscontrato ipotizzate procedure irregolari messe in atto, sostiene l’accusa, per produrre vantaggio economico a Cembalo e ai suoi nipoti e per consentire ad Antropoli di realizzare i propri progetti politici.
Il lavori al campo profughi
Gli inquirenti hanno acceso i riflettori sul “Programma di intervento di valorizzazione e trasformazione, previa bonifica, dell’area ex Caps”: un affare complessivamente capace di muovere 4 milioni di euro. Per affidare la direzione di quel cantiere, Greco, responsabile del procedimento, attivò una gara, attraverso il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, invitando a partecipare 5 professionisti. Le intercettazioni, però, sostengono i carabinieri, hanno chiarito che l’incarico, ancor prima dell’avvio della procedura, era già stato assegnato a tavolino a Cembalo. Ma l’ingegnere, oggi 71enne, non poteva figurare personalmente perché si trovava in regime di conflitto di interessi. Così, stando alla tesi degli investigatori, si accordò affinché il servizio fosse assegnato allo studio di ingegneria del nipote Giuseppe Mazzarella.
Il disappunto di Taglialatela
A remare contro il piano di Antropoli e Cembalo ci sarebbe stato Taglialatela: l’ex consigliere nel dicembre del 2015 chiama all’avvocato Giuseppe Chillemi, candidato a sindaco nel 2016 (sconfitto da Eduardo Centore), e a lui confessa il proprio disappunto: “Peppe perché allora sta diventando insostenibile, il fatto di Cembalo per esempio… siamo arrivati al colmo, il fato di Cembalo che vuole, che va a fare la tarantella sopra la delibera di quello…”. E Chillemi (estraneo all’inchiesta) risponde: “E poi si prende la direzione dei lavori che ancora deve essere fatta!”. Ma l’avvocato invita Taglialatela a confrontarsi con l’allora sindaco: “Devi parlare con Carmine, non con me […] Sono d’accordo con te!”. “Si fa un bando – aggiunge Taglialatela – si fa quello, il padre eterno e la legge ha creato… io la cosa in mano a Cembalo, sul terzo progetto milionario e la terza direzione dei lavori a centinaia di migliaia di euro, a questo soggetto non voglio che ci va”.
Nel corso della chiacchierata, intercettata, i due lamentano anche che Cembalo (indirettamente) negli anni scorsi aveva già ottenuto un’altra direzione dei lavori: “Allora – dice concitato il consigliere – il cimitero, mi sono inventato tutte le cose, ho fatto il programma, la cosa per far fare la direzione dei lavori e lui a fottersi l’incarico di 100 e passa mila euro!”.
Il sindaco chiama Cembalo
I carabinieri ascoltano anche una chiamata di Antropoli, all’epoca primo cittadino, a Cembalo. E’ l’aprile del 2016: “Sono uomo di parola o no? – chiede il medico all’ingegnere – Io sono causa-effetto, va bene?”. “Eh, magari quello fossero tutti quanti cosi”, risponde l’assessore. “Si creano le condizioni, poi siete anche fortunato, va bene? Ok, arrivederci”, chiude il chirurgo. Per gli investigatori Antropoli con quelle frase si assume la paternità dell’operazione tesa ad affidare ai nipoti di Cembalo la direzione dei lavori all’ex campo profughi.
La conversazione tra Antropoli e Lucrezia Cicia
Più esplicito il dialogo che ha il medico del Cardarelli con la compagna, Lucrezia Cicia (estranea all’inchiesta). “Ho dato un altro incarico a Peppe Caputo”, dice il chirurgo alla donna. “Ventimila euro […] sul campo profughi, un altro ho detto vicino a Greco: gestiscilo tu e un altro l’ho dato all’ingegnere Cembalo… Greco sta inquadrato come un orologio”. La vicenda sulla direzione dei lavori all’ex Caps è emersa nel corso dell’indagine che ha portato a processo Antropoli, Taglialatela e Marco Ricci, per concorso esterno al clan dei Casalesi, e Francesco Zagaria, accusato di camorra e concorso nell’omicidio di Sebastiano Caterino e Umberto De Falco. L’udienza a carico dei quattro riprenderà a settembre: in videocollegamento, dinanzi alla Corte d’Assise di S. Maria Capua Vetere, risponderanno alle domande dei pm Maurizio Giordano e Alessandro D’Alessio i pentiti Nicola Schiavone e Benito Natale. In quel procedimento non sono coinvolti Cembalo, Mazzarella e Greco, non indagati e innocenti fino a prova contraria in relazione all’inchiesta sui lavori all’ex Caps.