ROMA – La partita della legge di Bilancio 2022 è chiusa. L’intesa tra governo e maggioranza arriva sul gong, quando lo spettro dell’esercizio provvisorio sembrava a un passo, invece 13 ore no stop di trattative, dalle 2 della mattina di martedì alle 15.30, hanno sciolto tutti i nodi irrisolti e consegnato all’aula di Palazzo Madama il testo definitivo.
Ora i passaggi formali sono quelli di accelerare sulla discussione generale, che sarà però interrotta domani per dare spazio al decreto sul Pnrr (approvato dalla Camera) e liberare tutto lo spazio utile a chiudere il discorso manovra entro giovedì pomeriggio. Timing confermato anche dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, con un lungo post su Facebook.
Entrando nel dettaglio, il complesso delle misure previste ammonta a 32 miliardi di euro. Di sicuro una legge di Bilancio espansiva, per le cifre prodotte, ma che contiene molte delle battaglie dei partiti della maggioranza. A partire dal Superbonus 110%, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, sul quale avevano puntato fiches politiche anche Forza Italia e Lega, ma pure il Pd. Eliminato il tetto Isee a 25mila euro per le villette unifamiliari, ma resta il vincolo di completare il 30% dei lavori entro giugno 2022.
Sul fisco arriva la riformulazione dell’Irpef divisa in 4 aliquote, mentre viene cancellata l’Irap sugli autonomi. Ma non mancano gli interventi sulla scuola (personale Ata), a favore delle zone sismiche, l’esonero dalla Tosap per baristi e ristoratori prorogata per altri tre mesi, le assunzioni nelle forze dell’ordine e nei Vigili del Fuoco, le misure a sostegno della parità di genere e contro la violenza di genere, gli investimenti in ambito sanitario e gli interventi a favore della ricerca.
Sull’energia e il taglio delle bollette il governo punta 3,8 miliardi, ma presto dovrebbe essere convocato un nuovo tavolo per discutere degli aiuti alle famiglie sotto forma di ulteriori sgravi. “Avere un tavolo coordinato da Mario Draghi sul caro bollette di luce e gas non è una esigenza della Lega”, ribadisce infatti il leader della Lega, Matteo Salvini. Che nelle prossime – annuncia – vedrà “Cingolani e altri ministri perché rischia di diventare veramente una emergenza nazionale”.
E stavolta si ritrova sulla stessa lunghezza d’onda anche Giancarlo Giorgetti: “Bene l’impegno del governo per fare di più rispetto agli sforzi importanti già compiuti, un tavolo di lavoro proposto dalla Lega con tutti i soggetti interessati può essere il giusto stimolo per aiutare concretamente famiglie e imprese”, sottolinea il ministro dello Sviluppo economico. Intanto, dal fronte opposto, Giuseppe Conte riunisce i sindacati assieme alla squadra economica del M5S (Alessandra Todde, Michele Gubitosa, Stefano Buffagni, Nunzia Catalfo) e chiede un “confronto permanente” sulla lotta all’evasione fiscale, rilanciando anche il salario minimo.
Cgil e Uil ci stanno, ma accendono i riflettori sui cosiddetti contratti ‘pirata’: “Soprattutto nei settori privati vediamo, purtroppo, gli incidenti sul lavoro che stanno venendo avanti, frutto di un processo totalmente sbagliato di una grande frammentazione lavorativa, proprio attraverso appalti, subappalti e finti appalti”, dice Maurizio Landini. Per il leader della Cgil bisogna estendere l’accordo sugli appalti pubblici anche al privato, “garantendo stessi diritti ai lavoratori dell’azienda appaltante”.
Prima, però, va messa in cassaforte la legge di Bilancio, che giovedì sarà votata in Senato – molto probabilmente con la questione di fiducia -, poi tra Natale e Capodanno l’ultimo passaggio alla Camera. Ma i sindacati non cambiamo idea, né giudizio (negativo). “forse la narrazione con cui ci dicevano che nel Paese va tutto bene incomincia a essere cancellata dalla necessità di affrontare una serie di problemi reali”, sottolinea il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Ma il governo ha scadenze precise, che deve rispettare. Costi quel che costi.(LaPresse)