Draghi chiede unità per le sfide del 2022: “Il Pnrr è per il rilancio dell’Italia non del governo”

Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi
Ufficio Stampa Palazzo Chigi / LaPresse - Roma, Italia in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi

ROMA“L’Italia ha dimostrato, ancora una volta, di saper reagire alle crisi più dure con coraggio, determinazione, unità”. Dopo Sergio Mattarella, anche Mario Draghi plaude alle abilità messe in campo – nella difficoltà – da istituzioni e cittadini italiani. L’occasione è la conferenza degli ambasciatori e delle ambasciatrici d’Italia nel mondo, alla Farnesina. Il premier ricorda gli anni “difficili” appena trascorsi, colpiti dalla pandemia e dalla crisi economica.

La capacità di reazione, osserva, ha riguardato tutti: i medici e gli infermieri (con oltre 106 milioni di dosi di vaccini somministrate) ma anche – sul fronte produttivo – lavoratori e imprese. Roma, poi, è il giudizio dell’ex presidente Bce, è tornata ad avere “un ruolo centrale” sulla scena internazionale. Ora, dice sicuro, grazie anche alla sua politica estera, “l’Italia è più forte, più influente, più credibile”. Oltre allo sguardo, fiero, rivolto al recente passato, però, Draghi condivide con il presidente della Repubblica, anche l’appello per il futuro.

Mattarella, rivolgendosi alle alte cariche dello Stato, ha auspicato che l’unità e la responsabilità messe in campo a causa del Covid possano proseguire anche nella normale dialettica tra le parti quando non sarà più (solo) la pandemia a scandire l’agenda della politica. Il premier, parte in causa, fa sue – quasi – le parole del Capo dello Stato. “Lo stesso spirito di collaborazione, la stessa determinazione, lo stesso orgoglio di rappresentare l’Italia ci deve accompagnare anche il prossimo anno – scandisce – Abbiamo davanti sfide significative, da cui dipende la nostra credibilità davanti ai cittadini e ai nostri partner”. Il primo appuntamento per il Paese, ribadisce il premier, è la messa a terra del Piano di ripresa e resilienza: 235 miliardi da investire “in modo rapido, efficiente, onesto”.

La responsabilità è tanta, soprattutto a livello europeo. Draghi ne è consapevole ma non intende sobbarcarsela tutta sulle sue spalle. Il Pnrr non è il Piano di rilancio di questo Governo – dice chiaro – È il Piano di rilancio di tutto il Paese. E spetta a tutti – politici, funzionari, imprenditori, parti sociali – contribuire alla sua realizzazione”. Il premier ha già più di una volta in passato chiamato in causa sindaci e istituzioni locali per la messa a terra di progetti e cantieri, ma questa volta – commenta più di un Parlamentare – “è diverso. E’ il suo modo di dire che lui il lavoro lo ha fatto”. Giovedì, in realtà, Draghi riunirà la cabina di regia sul Pnrr. Gli uffici sono al lavoro per definire il quadro.

“Domani (quando è prevista la conferenza stampa di fine anno, ndr) non dirà nulla o quasi sul Quirinale, ma sta già parlando da presidente della Repubblica, pronto a vigilare sul lavoro altrui, come dice il Ft”, ammette a taccuino chiuso un parlamentare di peso della maggioranza. Tutti i parlamentari – c’è da scommetterci – domani saranno incollati alla tv per ascoltare le 50 risposte che il premier darà ai giornalisti, pronti a interpretare, scommettere, giocare di sponda o prevedere contromosse.

Tutto, però, è ancora sotterraneo. Ufficialmente, infatti, i partiti prendono tempo: Enrico Letta – come da cronoprogramma ribadito a più riprese – riunirà sul tema la direzione e i gruppi parlamentari Pd il 13 gennaio. Il segretario Dem, però, sul tema (oltre che sulle nuove risposte da dare alla pandemia) ha avuto un primo incontro di confronto con Giuseppe Cinte e Roberto Speranza. E anche Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, che pure domani si vedranno per fare il punto su fisco e manovra (almeno da odg ufficiale), parleranno di Quirinale con l’anno nuovo.

Il Cav gioca in silenzio la sua doppia partita di possibile candidato e ‘grande elettore’ (di Draghi?). Mentre tra le fila dem, non manca chi – come Andrea Marcucci – guarda oltre: “Se c’è o ci sarà un accordo dei partiti sul nome di Mario Draghi al Quirinale – dice sibillino – si cominci a parlare anche del candidato o della candidata per la successione a Palazzo Chigi e sulle garanzie per la legislatura che deve completare le riforme”.

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