Ligato puntava su Sparanise riconoscendo Antonio Mezzero e gli Zagaria come capi

È lo scenario che emerge dalle conversazioni intercettate tra Michele ‘o Malese, suo zio, Bianco e Grasso

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CASAPESENNA – Rivendicava il controllo dei business criminali a Sparanise: a Pietro Ligato, Pignataro Maggiore, il territorio storicamente affidato alla sua famiglia, stava stretto. E pur riconoscendo quale dominus mafioso il boss Antonio Mezzero, rivendicava la competenza su quell’area. A far emergere questo dato è stata l’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta: intercettando le conversazioni tra il boss Mezzero, il nipote Michele ‘o malese e altri affiliati, sono riusciti a tracciare come era strutturata la piovra malavitosa tra il 2022 e il 2023 (il periodo su cui si è concentrata l’indagine che lo scorso ottobre ha portato all’arresto proprio dei Mezzero e di Ligato).

Crolla il clan. Pietro Ligato collabora con la giustizia

Adesso che il mafioso di Pignataro Maggiore ha deciso di intraprendere il percorso di collaborazione con la giustizia, se le sue informazioni saranno ritenute attendibili dai magistrati della Dda, gli investigatori avranno a disposizione nuovi elementi che potranno confermare (o modificare) quella piramide.

Con il clan Bidognetti che gioca una partita criminale a parte e gli Schiavone falcidiati da arresti e pentimenti, Mezzero, alla sua uscita dalla prigione (dove aveva trascorso circa 25 anni), sosteneva di ritrovarsi in quel momento (dopo l’estate del 2022) al vertice della cupola insieme agli Zagaria, rappresentati operativamente da Carlo Bianco, di Casal d Principe, (che avrebbe agito su mandato di Carmine Zagaria, fratello del capoclan Michele Capastorta, e di Filippo Capaldo).

Ligato, da quanto emerge da colloqui registrati tra Michele Mezzero e altri soggetti che orbitavano intorno a suo zio (grazzanisano, ma trasferitosi – una volta tornato in libertà – a S. Maria C.V.) accettava questa organizzazione. Del resto, stando alla tesi esplicitata dagli indagati nei loro discorsi mafiosi, i patti degli anni Novanta siglati tra i capi storici Francesco Sandokan Schiavone e Francesco Bidognetti sulla spartizione criminale dei territori ormai non avevano più ragione di esistere. E questo valeva anche per Sparanise e Sant’Andrea, che erano stati attribuiti a Giuseppe Papa e a Raffaele Ligato (padre di Pietro), entrambi deceduti.

Se i Mezzero e i loro sodali erano disposti a riconoscere l’area di Sparanise a Ligato, non gradivano però che facesse ingerenze su altre zone. E a farsi portavoce di questo malcontento, ritengono i militari, sono stati Davide Grasso di S. Maria La Fossa (anche lui arrestato lo scorso ottobre), uomo d’azione di Antonio Mezzero, e Michele ‘o malese: “Vuoi Sparanise perché dici che hai preso il posto di zio Peppe (Papa, ndr), va bene, non ci interessa, ma non ti puoi permettere a Sant’Andrea, Capua, Santa Maria La Fossa, Grazzanise. Non ti puoi permettere di dettare legge.”

Trovata la quadra, sarebbero iniziati dei contatti tra i soggetti vicini a Mezzero e Ligato, ma la relazione criminale si è arenata con l’ordinanza di custodia cautelare che nel gennaio 2023 ha raggiunto proprio Pietro Ligato, accusato di estorsione. A questo punto, però, emerge che Michele Mezzero si sarebbe attivato, su mandato dello zio, per individuare il nuovo referente della compagine criminale pignatarese che gli aveva indicato proprio Ligato. E per avere certezza sull’identità del soggetto con cui interloquire, stando a quanto si ascolta dalle intercettazioni, confrontandosi con lo zio Antonio decise di andare a chiedere lumi alla madre di Pietro, Maria Giuseppa Lubrano (recentemente assolta dall’accusa di estorsione – contestatale nell’ambito dell’indagine che aveva portato il figlio in carcere due anni fa).
Il dinamismo dei Mezzero e la loro brutale convinzione di poter spartirsi il territorio casertano per i loro affari illeciti sono stati subito fermati dai carabinieri, coordinati dalla Procura di Napoli. E con l’inizio della collaborazione con la giustizia di Ligato, è possibile che i militari possano ottenere direttamente da lui informazioni su chi, in sua assenza, abbia continuato a mantenere rapporti con le altre cosche, ottenendo così gli elementi per infliggere un altro decisivo colpo alla mafia

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