NAPOLI – Il Movimento 5 Stelle è rimasto solo nella missione di uccidere l’informazione indipendente. Ieri tutti gli altri partiti dell’arco parlamentare hanno dimostrato di voler tutelare questo diritto dei cittadini, votando a favore di un emendamento che consente, con una spesa di 3 milioni di euro, a Radio Radicale di proseguire la sua attività, in attesa di una gara pubblica per la trasmissione delle attività parlamentari. E’ avvenuto in commissione alla Camera, dove è stato approvato il testo proposto dai deputati Roberto Giachetti e Filippo Sensi (Pd), grazie al sostegno compatto di tutti i partiti, Lega compresa, eccezion fatta per i grillini.
Garantire il pluralismo dell’informazioni, evitare il monopolio dei potentati economici, aprire le stanze della politica e delle istituzioni come scatolette di tonno e dare a tutti la possibilità di essere informati, di sapere cosa succede davvero. Posizioni che un tempo erano capisaldi del Movimento. Oggi la situazione si è ribaltata. I grillini sono gli unici a insistere affinché il pluralismo non sia più considerato valore costituzionale, perché i giornali dei grandi gruppi editoriali restino gli unici sulla piazza, e perché Radio Radicale non possa più trasmettere la diretta integrale delle attività parlamentari e di tanti altri momenti chiave della democrazia italiana.
Per la storica emittente che trasmette la diretta delle attività parlamentari, di congressi politici e sindacali, di convegni scientifici, svolgendo “impresa radiofonica che svolge attività di informazione di interesse generale”, si accende, quindi, una speranza. Ora bisognerà affrontare anche il tema del pluralismo, minato dai 5 Stelle e dal loro frontman, il sottosegretario Vito Crimi, i quali, pur dicendo esattamente il contrario (“vogliamo far finire i regali ai giornaloni”), hanno azzerato il fondo destinato alle testate delle cooperative di giornalisti. Quelle indipendenti, quelle che garantiscono ai cittadini una informazione non mediata da interessi di potentati economici. Del presente e del futuro abbiamo parlato con Roberto Giachetti, che per Radio Radicale, è arrivato a portare avanti uno sciopero della sete.
Onorevole, l’emendamento per Radio Radicale è un segnale importante per la tutela della libertà di stampa e della trasparenza delle attività istituzionali. Può essere l’inizio di un nuovo percorso?
Non avrà chiaramente risolti politici.Le cose vanno inquadrate per come sono. E’ un emendamento votato da tutti, ad eccezione del Movimento 5 Stelle., anche se sono sempre sicuro che anche tra i grillini molti non la pensavano come Vito Crimi. La maggioranza, in questo caso, si è formata tra tutte le forze politiche presenti in Parlamento, non ha alcuna proiezione politica, ed è legata a chi riconosce il valore di Radio Radicale e della libertà di informazione. La scelta della Lega è molto importante. Devo essere sincero, se non fossero stati d’accordo non avremmo avuto possibilità di spuntarla. E’ stato un voto trasversale, esattamente come è Radio Radicale, che è la radio di tutti. C’è stato un riconoscimento bellissimo, nonostante il fatto che i 5 Stelle si siano impuntati sull’argomento.
Lei ha portato avanti addirittura uno sciopero della sete per questo. Ottenuto un primo risultato, quali sono ora i prossimi obiettivi da raggiungere?
Dobbiamo insistere affinché venga garantito il rispetto delle decisioni del Parlamento. Il periodo transitorio per Radio Radicale è stato sistemato, poi c’è il tema della gara (per l’assegnazione del servizio di trasmissione delle attività parlamentari ndr). I 5 Stelle rivendicano di averla voluta. Bene, la facciano subito. L’obiettivo è che si faccia in fretta: se Radio Radicale dovesse vincerla, la sua posizione sarà ancora più garantita e stabile.
I 5 Stelle dicono di voler punire i giornaloni e poi colpiscono le cooperative di giornalisti che garantiscono il pluralismo dell’informazione, diritto costituzionale dei cittadini. Che idea ha a riguardo?
Che purtroppo è così. E’ solo una delle tantissime contraddizioni del Movimento. Questa è particolarmente evidente. Se la prendono coi ‘giornaloni’, poi intervengono su tutte quelle cooperative che rappresentano il valore della pluralità e della libertà dell’informazione, che fanno in modo che ci sia possibilità di circolazione delle idee e del pensiero. Del resto basta ricordare cosa dicevano della trasparenza, dello streaming, e poi guardare quello che hanno fatto per chiudere Radio Radicale, che garantisce tutto questo da anni. Si ha la sensazione che la vogliano chiudere, a questo punto, perché non hanno più intenzione di far sapere ciò che fanno e che dicono in Parlamento.
Ritiene che sarà possibile fare qualcosa per tutelare questi diritti, ora che la Lega si è sganciata dalla rigida posizione grillina?
Bisogna dare atto alla Lega e Salvini che hanno detto cose molto chiare e che oggi (ieri ndr), al di là di qualche piccola resistenza, si sono comportati di conseguenza in commissione. Le battaglie si possono fare quando una maggioranza ampia si forma a tutela di alcuni diritti, a tutela di alcune libertà. Naturalmente non c’è margine politico per ‘larghe intese’, ci sono differenze enormi tra le forze in Parlamento. Ma sono contento che su Radio Radicale e sul pluralismo ci sia stato il riconoscimento di una battaglia nella Camera, come in qualsiasi altro settore della società. Mi auguro che non ci siano altre occasioni così. Se dovessero essercene, questa convergenza sarà un precedente utile, che ci rende felici e sarà importante ricordare.