Quando due cuori s’incontrano e sboccia l’amore, l’idillio è perfetto e non si può che condividerne la gioia. Anche quando questo è di tipo omosessuale: nulla cambia sotto il profilo sentimentale. La forza della passione fa giustizia di ogni preconcetto e di ogni idiosincrasia. Cupido, si sa, scocca l’arco quando meno te lo aspetti. Insomma, anche nell’epoca del cinismo e dell’edonismo di massa, della velocità della comunicazione a scapito dei contenuti, innanzi al più puro dei sentimenti, ognuno deve inchinarsi, senza se e senza ma. Quali che siano i generi sessuali degli innamorati. Le cose non cambiano. L’amore è uno e uno solo. Ormai sdoganato e riconosciuto dalla legge sulla parità di genere, non desta (né può più farlo) scalpore rientrando a pieno titolo nel novero delle cose assentite ed accettate dall’etica sociale. E’ con questo sentimento di normalità e di gioiosa condivisione che abbiamo appreso che a giorni sarà celebrato il matrimonio tra Francesca Pascale e la cantante Paola Turci. Una storia d’amore, la loro, che pare sia iniziata con un tenero bacio dato su uno yacht in Cilento e che ora viene suggellata con le nozze in un castello della Toscana. La Turci, cantautrice di origine romana, con alle spalle un precedente matrimonio, è piuttosto nota tra i giovani, mentre la Pascale vanta una ancor più vasta notorietà per essere stata la compagna di Silvio Berlusconi per oltre dieci anni. Un lasso di tempo nel corso dei quali la bella napoletana è stata il vero dominus in casa del Cavaliere. Anzi, nel periodo depressivo attraversato dal leader di Forza Italia, fu proprio lei ad assumere un ruolo di preminenza all’interno dell’entourage politico del premier, condizionandone spesso le scelte e gli uomini che dovevano far parte dello “Inner Circle”, ovvero del gruppo dei suoi più fidati collaboratori. Non vi fu nomina politica che non fosse avallata oppure sostenuta dalla giovane showgirl che, sopratutto in Campania, dettava letteralmente legge. Per quanto fosse a digiuno di cultura e di esperienza politica, la Pascale faceva valere la sua intimità con il fondatore di Forza Italia realizzandogli intorno un vero e proprio “cerchio magico”. Spazzate già via tutte le personalità di spessore culturale del calibro di Marcello Pera, Giuliano Urbani, Antonio Martino, Ferdinando Adornato, Saverio Vertone, Giuliano Ferrara, scomparsi Gianni Baget Bozzo, Lucio Colletti, Carlo Scognamiglio, il parterre degli azzurri fu ulteriormente impoverito dalle scelte mediocri della soubrette partenopea. L’impressione che personalmente ne trassi, come senatore di quel partito, fu quella di un clima da basso impero, con centro decisionale non più la politica bensì l’alcova, nella quale la Francesca recitava ruoli di primissimo piano. Tra l’altro, fatti, ruoli e protagonisti di quella stagione moralmente discutibile furono poi resi successivamente noti al grande pubblico attraverso i vari processi intentati contro Berlusconi, allorquando il clima d’odio nei suoi confronti raggiunse l’acme giudiziario, politico e giornalistico. Insomma la giovane napoletana più che una vestale della casa si rivelò essere la cortigiana più apprezzata e la confidente più accreditata di Silvio. Chi ebbe un minimo di decoro personale oltre che di ripulsa per quella pseudo politica, andò via abbandonando il campo forzista, trasformato ormai in palude. Se in Italia non si è potuta portare a termine la costruzione di un soggetto politico come il partito liberale di massa e la trasformazione di un sistema di governo eternamente poggiato sullo statalismo e sull’uso della leva della spesa a debito crescente (con un susseguirsi di leader e di esecutivi ugualmente ostili al riformismo), lo si deve anche agli influssi negativi di persone come la Pascale. Intendiamoci: il principale responsabile di questa débacle storica sul piano del rinnovamento istituzionale e parlamentare resta pur sempre il Cavaliere. Lui ed i suoi vastissimi vincoli derivanti dai diffusi interessi personali. Una responsabilità che la Storia non mancherà di evidenziare allorquando saranno analizzati i contesti innovativi e le opportunità politiche che non sono stati colti nella Seconda Repubblica, parimenti al giudizio etico sui comportamenti del Cavaliere, che saranno stati anche legittimi (sotto il profilo giuridico) ma che non potranno mai esserlo sotto il profilo morale per un uomo al vertice del Governo. La signora Pascale, e il suo entourage di mezze calzette, fu parte di quella storia che dilapidò il consenso elettorale, il progetto e l’immagine pubblica di colui che era assurto ad “uomo della provvidenza” agli occhi dei moderati in Italia. Oggi la showgirl ritorna alla ribalta per un evento di altra natura e le auguriamo ogni felicità, pur non dimenticando le ambigue e scellerate gesta di quella che fu “madame de Calippò”.