CASAL DI PRINCIPE – Che Nicola Schiavone ‘o munaciello sia un massone, i magistrati Antonello Ardituro e Graziella Arlomede non lo hanno mai detto. Ma indagando sulla rete di contatti che negli anni è riuscito a costruirsi, grazie alla quale, mettendosi alle spalle Casale, è arrivato a frequentare sottosegretari, ministri e dirigenti di vertice di Rete ferroviaria italiana, hanno raccolto quelle che considerano “tracce di legami massonici”. E tra loro spunta un viaggio a New York. Schiavone raggiunse la Grande mela il 3 dicembre 1995. Fece tappa presso l’Universitas Internationalis Studiorum Superiorum ‘Pro Deo’ e qui gli venne conferita la laurea ‘honoris causa’ in scienze politiche. Un riconoscimento che fu pubblicizzato pure all’interno di un quotidiano bimestrale denominato ‘Italia Operosa’. Nell’articolo che riguardava ‘o munaciello veniva indicato come esempio di grande esperienza umana e professionale, caratteristiche guadagnate “attraverso una tenace applicazione di innate doti organizzative ed imprenditoriali”. Nel testo venivano pure elencate le attività fino a quel momento svolte da Schiavone: venditore di edizioni culturali, abilitato all’insegnamento di stenografia, consulente di aziende di frutta e verdura, collaboratore di società quali Sip-Telecom-Siette-Alcatel e simili, e a coronamento di tali impegni, era scritto, “Nicola Schiavone trovava anche il modo di conseguire la maturità per geometri, così dimostrando di voler accompagnare la scelta fatta sul campo con studi espressamente mirati ai suoi interessi”. Agli inquirenti il dubbio che quel curriculum fosse un po’ scarno per guadagnare una laurea è sorto. Ad ogni modo, il dettaglio interessante raccolto dai magistrati (una delle ‘tracce di legami massonici’) è che la stessa Pro Deo aveva rilasciato la laurea honoris causa in scienze finanziarie pure a Licio Gelli, il maestro venerabile della loggia massonica P2.
Nicola Schiavone è stato arrestato su ordine del gip Giovanna Cervo per associazione mafiosa e corruzione. La sua carriera imprenditoriale, secondo gli inquirenti, era iniziata grazie alla spinta del clan dei Casalesi, in particolar modo del boss Francesco Sandokan, e poi consolidata grazie alla sua abilità relazionale che lo ha portato ad ottenere, secondo l’accusa, sfruttando una pattuglia di società compiacenti, importanti appalti gestiti da Rete ferroviaria italiana.
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