Trapani (LaPresse) – Reparti speciali della polizia rumena e investigatori del servizio centrale operativo e delle squadre mobili di Trapani e di Palermo hanno catturato il latitante trapanese Vito Bigione, di 66 anni. E’ stato condannato in via definitiva a 15 anni di reclusione per associazione finalizzata traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Bigione, fermato ad Oradea in Romania, è stato uno dei primi broker che ha messo in contatto Cosa nostra, la ‘ndrangheta e i cartelli sudamericani che gestiscono il traffico internazionale di cocaina. Alle 11.30 avrà luogo una conferenza stampa in Questura a Trapani.
Due mesi fa sono stati arrestati due membri del clan di Bagheria
Lo scorso luglio i militari della compagnia dei carabinieri di Bagheria (PA), su richiesta della locale Dda, hanno arrestato Pietro Liga. E’ il nipote di Giuseppe Scaduto, boss del mandamento di Bagheria arrestato a ottobre nell’ambito dell’operazione ‘Nuova Alba’, e Gioacchino Antonio Di Bella, suo complice. I due, già in carcere per altre cause, sono ritenuti responsabili, in concorso, di detenzione e porto di armi. Le indagini sono state portate a termine nell’ambito dell’operazione denominata ‘Legame’. A gennaio aveva già portato all’arresto di sei persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata. Ed anche detenzione illecita e porto di arma da fuoco. Avevano permesso di accertare l’appartenenza di alcuni degli arrestati a Cosa nostra. E di ricostruire episodi di estorsione ai danni di operatori economici del territorio di Bagheria.
Per raccogliere i dati, i militari si sono poi avvalsi di intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese, testimonianze delle vittime dei reati. Ed anche di dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che in passato avevano occupato ruoli rilevanti nel clan bagherese. Liga è accusato di aver gestito, dal 2011 al 2012, insieme al fratello Paolo, al cognato Salvatore Farina, già arrestati lo scorso gennaio, e Di Bella, le armi, tra cui pistole, fucili, mitragliette. Anche con matricola abrasa, che componevano l’arsenale a disposizione del clan.