Marcianise (Caserta), condanne definitive per 14 affiliati del clan Belforte. In cella altre sette persone

MARCIANISE – Concluso l’iter giudiziario di una tranche di imputati dell’indagine della Squadra Mobile di Caserta denominata “Officina del Crimine” relativa ed esponenti ed affiliati del clan Belforte. La sentenza della Suprema Corte del 23 maggio scorso, nel troncone a carico di Alois Giovanni più 18, ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli indagati, sancendone la definitiva condanna. Per questo sono stati arrestati Pasqualina dell’Anno, 30 anni di Maddaloni, condannata a 9 anni di reclusione; Vincenza Orione, 69 anni di Marcianise, condannata a otto anni di carcere; Rocco Zarrillo, 41 anni di Marcianise, condannato a 5 anni; Augusto Trepiccione, 41 anni di Caserta, condannato a 11 anni di carcere; Antonio Pellegrino, 66 anni di Maddaloni, condannato ad otto anni; Caterina Di Vico, 47 anni di Maddaloni, condannata a 15 anni e sei mesi, già ai domiciliari; Massimiliano D’Agostino, 40 anni di Caserta, condannato a 7 anni e sei mesi di carcere. Restano in carcere Antonio Della Valle, 41 anni di Caserta detto O’ vecchio condannato a 16 anni; Vittoria Iadicicco, 43 anni di Marcianise condannata a 11 anni di carcere; Michele Cioffi, 58 anni di Maddaloni, condannato a 10 anni; Augusto Trepiccione, 41 anni di Caserta, condannato a 11 anni; Andrea Biscardi, 36 anni di Caserta, detto lampadina o biscotto, condannato a 7 anni e sei mesi; Giovanni Alois, 34 anni di Caserta, condannato a 11 anni, un mese e 15 giorni di reclusione; Giovanni Di Stefano detto Ciccia Ciccia, 37 anni di Caserta, condannato a 11 anni di reclusione; e Arcangelo Maietta, 31 anni di Maddaloni, condannato a 10 anni e sei mesi. Nel corso delle indagini furono operati 15 arresti in flagranza per reati inerenti gli stupefacenti e sequestrati, complessivamente, oltre 1,5 chili di cocaina e accertate penali responsabilità nei confronti di ben 64 pregiudicati, gran parte dei quali sottoposti a custodia cautelare. Le investigazioni traevano spunto da un tentativo di estorsione perpetrato dagli emissari del clan Belforte in danno di un imprenditore edile, che aveva avviato nel capoluogo un cantiere per la realizzazione di abitazioni ad uso civile. L’immediata identificazione di uno dei responsabili, Massimo Belgiorno, casertano di 41 anni, e le successive attività investigative permisero di documentare lo svolgimento, all’interno dell’officina meccanica da questi gestita  a San Nicola la Strada, di veri summit operativi di camorra, nel corso dei quali venivano accuratamente pianificate le attività estorsive condotte sul territorio, poi riscontrate dal sequestro del “libro mastro” in cui erano annotati i nominativi degli imprenditori vessati e le quote che essi dovevano pagare al clan. Contestualmente fu ricostruito l’organigramma di una parallela e articolata organizzazione dedita al traffico di ingenti quantitativi di stupefacenti, cocaina, crack e hashish, acquistati tramite esponenti del clan Mazzarella di San Giorgio a Cremano. La vendita al minuto dello stupefacente era affidata a piccoli gruppi autonomi, a cui erano assegnate determinate e strategiche “aree di competenza”, con relativo pagamento mensile  di una tangente sui ricavi ai referenti dei Belforte, tra i quali Gaetano Piccolo, detto Tavernello, Antonio Della Ventura, alias O’ Cuniglio, referente dei Mazzacane a Caserta, Antonio Bruno, soprannominato Carusone e, dopo il loro arresto, Fulvio Della Ventura e Concetta Buonocore, rispettivamente figlio e moglie di Antonio, e Massimo Belgiorno, poi divenuto collaboratore di giustizia, tutti destinatari della misura cautelare eseguita nel maggio 2012.

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